Dopo che in Francia, alla seconda battuta, è stata approvata una severa normativa per impedire il download illegale di musica – e altro – dalla Rete, anche in Italia, scrivevano i media nei giorni scorsi, qualcuno ci sta pensando.
In particolare, indicava “La Repubbica”, ci pensa Mauro Mausi, che su incarico di Palazzo Chigi presiede un comitato incaricato di suggerire soluzioni nuove ed efficaci per risolvere il problema della “pirateria”.
Che le case discografiche lamentino da anni un crollo delle vendite a causa della diffusione della “pirateria” è cosa nota. E il dibattito sulla necessità che gli artisti vengano pagati il giusto per le loro produzioni culturali è, almeno in teoria, materia nobile.
Anche se non è detto che il modello economico imperante, quello basato sulla vendita del supporto musicale (che sia cd o dvd o file elettronico poco importa), sia necessariamente il più adatto al futuro. Sempre più spesso, infatti, assume peso economico il ruolo dei concerti e la vendita di gadget.
In Italia, però, più che negli paesi della Ue, dicono le statistiche, bisogna fare i conti con un mercato illegale gestito dalla criminalità organizzata.
Il download non autorizzato, lo scambio P2P di file musicali video e software è da noi infatti un fenomeno ben più recente che la vendita organizzata, spesso alla luce del sole, di copie illegali in cd e dvd (e prima ancora in cassetta e videocassetta).
Organizzazioni criminali capaci di controllare vasti territori gestiscono storicamente traffici illegali di ogni genere, dallo storico contrabbando di sigarette ai rifiuti, dalla contraffazione alla musica etc, rivolgendosi a una clientela molto vasta e socialmente mista.
Se il governo intendesse varare – e applicare sul serio – una legislazione severa contro il download illegale rischierebbe di spingere migliaia di persone, di clienti, spesso giovani e giovanissimi, verso le imprese mafiose.
Sicuramente in questo modo calerebbe la quantità di download, almeno fino a quando non sarà possibile trovare escamotage tecnici per bypassare i divieti. Gli utenti più “motivati” sceglieranno soluzioni alternative (comunità di scambio di cd, dvd e altri supporti), per esempio. E’ ipotizzabile che gli altri invece finiranno in buona parte per orientarsi sui mercati illegali, perché comunque spenderebbero meno che rivolgendosi al mercato legale. Pompando così denaro verso le mafie.
Il risultato sarebbe quello di un mercato discografico comunque quasi incapace di intercettare altri clienti, e di mafie provvidenzialmente destinatarie di aiuti statali, per così dire.