
Non so come verrà tradotto in italiano, quando uscirà, probabilmente in primavera, ma “Il campo di battaglia” è un titolo molto azzeccato, per il libro di Jérôme Colin. Perché descrive la lotta quotidiana, epica, di un padre: contro se stesso – o meglio, contro la propria esperienza e le proprie convinzioni, in nome di un certo conformismo sociale – e contro quella specie di mulini a vento che sono i figli adolescenti.
Figure quasi mitologiche, mezzi bambini e mezzi adulti, che sembrano vivere in un’altra dimensione quando ti ignorano. E che ogni tanto, invece, ti attaccano con la violenza di giganti e con un livore che ti sorprende.
C’è anche un terzo campo di battaglia, a cui si riferisce il libro ma, per non guastare la sorpresa ai lettori, non ne parlerò: meglio la suspense.
“Le champ de bataille” è un romanzo uscito da oltre un anno, pubblicato in originale dalla parigina Allary Éditions. L’autore, un noto e apprezzato giornalista della Rtbf – la radio-tv pubblica belga francofona, in un paese che è diviso ufficialmente da frontiere linguistiche – ha tre figli adolescenti, dunque la sua non è semplicemente fiction.