La percentuale di donne che lavorano deve aumentare. Bisogna tassare di meno le ore di straordinario, e aumentare la produttività. E mentre ci siamo, anche i consumi. Le persone devono lavorare più a lungo. ll tasso di natalità è basso, bisogna fare più bambini. Le donne partoriscono troppo tardi. Bisogna occuparsi di più dei bambini. Servono più asili…
Ecco. Basta mettere l’uno accanto all’altro gli slogan di cui ci riempiono le orecchie, e si capisce che se non fosse tragico, ci sarebbe da farsi quattro risate.
Zoe ha cominciato il primo anno di scuola materna il 17 settembre. E fino alla fine del mese, almeno, resterà a scuola fino alle 14.15. Poi, speriamo, uscirà alle 17.30.
Victor ha cominciato l’inserimento al nido comunale – e grazie a dio che ce lo hanno preso – il 12 settembre. Da oggi, resta fino alle 15. Nei giorni scorsi è stato al nido spesso per una sola ora, poi un’ora e mezzo. Poi fino alla fine del pranzo. Non sappiamo quando resterà fino alle 18, l’orario indicato. E quello di apertura normale del nido, peraltro. Tutto questo, considerando che Vic va al nido da quando aveva 4 mesi. Non è esattamente alle prime armi. Però, ci spiegano al nido, bisogna pensare a lui, a che non abbia stress…
In tutto questo periodo (ovviamente ad agosto gli asili sono chiusi) ci siamo arabbattati tra permessi, mezze giornate, nonni e baby sitter. E siamo anche fortunati. Siamo riusciti a stare tre giorni in vacanza all’estero, solo noi due (Pop e Charlotte). Non capita a tutti, sinceramente.
A me piacerebbe tantissimo fare il facoltoso pensionato o anche il ricco fancazzista. Ma ahimé non mi è capitata tale fortuna. Come del resto a Charlotte. Come molta gente in Italia, nel mondo, viviamo del nostro lavoro.
Gli asili nido, ma anche le materne, sono fatti invece per un altro mondo. Quello delle donne che stanno a casa, della famiglia tradizionale. Insomma un modello di società e di economia che non c’è più.
Perché qualcuno non lo spiega a coloro che poi ci riempiono di slogan come quelli di cui sopra?