E’ primavera, e c’è notoriamente odore di fica. Ma anche di referendum. Dal 24 aprile è cominciata la raccolta della firme per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Sabato prossimo, il primo maggio, invece, tocca al quesito anti-nucleare presentato dall’Idv, e, se capisco bene, anche a quelli sul “legittimo impedimento” e sull’acqua (un altro? Sì, tanto che le associazioni sono incazzate nere con Di Pietro).
Poi, dice qualcuno, arriveranno pure i referendum sul lavoro.
Sarà un successo di firme. Il problema, però, è che poi bisognerà andare a votare. E saranno cazzi, diciamo, se finisce come con le primarie del Pd: milioni sotto i gazebo, però poi perdi alle elezioni. Quelle vere.
Da 15 anni i referendum non passano per mancanza di quorum. E dunque gli ambientalisti tremano. Perché se poi il referendum fallisce, vacci tu, a dire a Berlusconi che gli italiani sono contrari al nucleare.
Però gli stessi ambientalisti appoggiano un referendum sull’acqua che rischia di fare la stessa fine. Non perché la materia non sia interessante e di interesse universale. Ma perché i referendum sono ormai un’arma scarica.
Allora, c’è qualcuno che dice che biosgna cambiare la legge sul referendum. E va bene, siamo d’accordo, avrei ottime proposte in merito, davvero. Però se il referendum è adesso. Quindi, che si fa?
Magari, oltre a sfanculare Di Pietro (che oltretutto si può permettere i referendum perché c’ià li sordi del finanziamento pubblico), bisognerebbe mettersi adesso a prepararlo, sto referendum. Mettere da parte le beghe e provare a vincere. Anche dopo 15 anni. O no?
Il referendum sulla legge 40 ha reso evidente a tutto il centrosinistra la necessità di una riforma di questo strumento di consultazione popolare. Così com’è serve solo a far fare campagna elettorale a partiti che non hanno proposte politiche serie. Parlo di Di Pietro. Lo stesso Di Pietro che oggi promuove il referendum contro la privatizzazione dell’acqua qualche tempo fa aveva un uomo alla presidenza della società mista acqualatina, paride martella. http://www.sezzeweb.it/public/articoli/paride-martella.asp
lasciamo stare il suo arresto (non apriamo altro fronte polemico col partito delle ‘mani in pasta’, pardon delle mani pulite…), ma è assai più grave che il partito di di pietro abbia concorso alla gestione di un ente che ha di fatto privatizzato l’acqua. La strumentalità del referendum di di pietro è chiara. come il suo finto ambientalismo.
Andrea, non discuto della necessità di modificare la legge sui referendum (per farlo però serve una maggioranza parlamentare, e non mi pare che al momento si profili). Non discuto manche della strumentalità di Di Pietro. Dico che il referendum sul nucleare (e quello sull’acqua, almeno quello dei movimenti) saranno, già sono, sul tappeto. E che bisogna confrontarsi con questo. Non più con le beghe tra partiti.