Questione di fiducia (scritto il 10 dicembre)

Governo, adesso Pd teme nuova maggioranza centrodestra

di Massimiliano Di Giorgio
ROMA, 10 dicembre (Reuters) – Solo pochi giorni fa, le migliaia di
persone che domani manifesteranno a Roma sotto le bandiere del Partito
democratico erano sicure di festeggiare in anticipo la caduta del
governo di Silvio Berlusconi, come ultimo atto di una stagione
politica iniziata 16 anni fa.
Ma ora, dopo che alcuni deputati di centrosinistra e finiani
sembrano intenzionati a sostenere il governo, il Pd di Pier Luigi
Bersani teme che Silvio Berlusconi riesca a ottenere la fiducia il 14
dicembre e che Pdl, Lega e Terzo Polo riescano a formare una nuova
maggioranza fino alla fine della legislatura.
“Siamo serenamente convinti di avere almeno un voto di più della
somma delle opposizioni, anche alla Camera”, ha detto ieri il ministro
della Difesa Ignazio La Russa, mentre sia nel centrosinistra che nel
centrodestra si continuavano a rifare i conti dei deputati favorevoli,
contrari e astenuti.
Oggi, almeno due deputati democratici e uno dell’Italia dei Valori
hanno diffuso comunicati per assicurare che non hanno cambiato casacca
e che voteranno contro il governo, in un clima di crescente sospetto
nell’opposizione.
Ma i deputati radicali, la cui posizione potrebbe contribuire a
mutare il quadro non hanno ancora preso una decisione su come votare.
“Lo faremo solo alla fine”, ha detto a Reuters il deputato
radicale Marco Beltrandi.

PERDE QUOTA GOVERNO TECNICO
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, fiero avversario di
Berlusconi, ha ripetuto anche ieri che il governo non avrà la fiducia.
Invece Bersani, ha già espresso più volte il dubbio che l’esecutivo
possa sopravvivere alla fiducia, pur senza essere in grado poi di
governare davvero.
Dopo l’incontro tra il finiano Italo Bocchino e il premier, nel Pd
prende sempre più piede l’ipotesi che il centrodestra trovi un nuovo
accordo, forse anche con l’Udc.
“Al momento si sta discutendo (tra centrodestra e finiani) di
questo, di una nuova maggioranza di centrodestra. Se Berlusconi
ottenesse la fiducia, l’accordo gli sarebbe più favorevole. Se invece
finisse sotto, l’equilibrio sarebbe più spostato verso gli altri”,
dice a Reuters Stefano Ceccanti, deputato democratico esperto di
riforme elettorali.
In questo contesto, dice ancora Ceccanti, l’ipotesi di un governo
tecnico per il dopo-Berlusconi, che affronti la crisi economica ma
vari anche la riforma elettorale, ha perso quota.
“Non c’è una trattativa vera (tra centrodestra e finiani) sulla
legge elettorale perché dipende da come andrà la fiducia il 14. E in
ogni caso, se loro riescono a rimettere insieme i cocci della
maggioranza, lo fanno nell’ipotesi di andare poi al voto insieme a
fine legislatura”, cioè nel 2013.
Il Pd si prepara dunque a rafforzare la sua opposizione:
“Berlusconi bis? Raddoppieremo l’opposizione”, ha detto nei giorni
scorsi Bersani.

DI PIETRO E VENDOLA INSIDIANO LEADERSHIP BERSANI
In realtà, sostenere l’ipotesi di un governo tecnico è per il Pd
fonte di imbarazzo nei rapporti coi potenziali alleati perché non è
affatto gradita all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e a
Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola.
Entrambi hanno detto di volere piuttosto un esecutivo di breve
durata che serva solo a varare la riforma elettorale.
In questa situazione, per il partito di Bersani, le due ipotesi
“estreme” – voto anticipato a breve per il mancato accordo tra
Berlusconi e Fini, oppure opposizione fino al 2013 – potrebbero
risultare comunque valide.
In caso di voto anticipato, e con l’attuale legge elettorale,
un’alleanza di centrosinistra potrebbe tentare di sconfiggere sia il
centrodestra che il Terzo Polo, sia pur di misura, stando ad alcuni
sondaggi di metà novembre.
Nel caso di fine naturale della legislatura, invece un Pd fermo
all’opposizione non guasterebbe i rapporti con gli alleati e potrebbe
spostare più in là anche il problema della leadership, oggi insidiata
proprio da Vendola.
Intanto però il Pd deve fare i conti col possibile esodo di una
serie di ex della Margherita anche di peso – come Beppe Fioroni –
verso il Terzo Polo. L’altro giorno Fioroni ha smentito rumours di una
sua dipartita con tre diverse email nel giro di 10 minuti, e lo stesso
hanno fatto esponenti minori del Pd del Lazio in particolare. Ma una
fonte vicina alla vicenda dice che una serie di dirigenti democratici
di Roma sono già pronti a passare direttamente con i finiani, senza
passare neanche per l’Api dell’ex democratico Francesco Rutelli.

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