ROMA (Reuters) – I sostenitori dei referendum abrogativi sul nucleare e sull’acqua, che nei giorni scorsi hanno avuto il via libera della Corte Costituzionale, vorrebbero che il voto coincidesse con le elezioni amministrative di primavera.
Ma se ci fossero le elezioni politiche, con la maggioranza di centrodestra alle prese con il “caso Ruby” e le opposizioni che chiedono le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la consultazione referendaria potrebbe slittare all’anno prossimo.
Mentre sul nucleare si profila uno scontro, la questione della acqua e della privatizzazione dei servizi idrici potrebbe essere risolta senza il ricorso al referendum, ma con una legge di riforma, pur se i margini di un accordo trasversale in Parlamento sembrano molto esigui.
“Vorremmo che la data del referendum coincidesse con le elezioni amministrative, con il primo o ancora meglio col secondo turno, perché sarebbe assurdo costringere gli italiani a votare tre volte di seguito”, ha detto oggi a Reuters Paolo Brutti, parlamentare e responsabile del settore Ambiente dell’Italia dei Valori, il partito che ha raccolto le firme per il referendum contro il ritorno dell’Italia all’energia nucleare.
L’Idv, che ha visto bocciare dalla Consulta il proprio referendum sull’acqua pubblica, sostiene anche i due quesiti sui servizi idrici presentati dai Movimenti per l’Acqua.
Un quarto referendum, quello sul cosiddetto “legittimo impedimento”, presentato dall’Idv, dovrà invece essere valutato dalla Cassazione, dopo che la Corte Costituzionale ne ha annullato alcune parti.
AMMINISTRATIVE A MAGGIO?
La legge sui referendum prevede che le consultazioni si tengano tra il 15 aprile e il 15 giugno. A fissare la data precisare è un decreto del presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri. Ma è di fatto il ministro dell’Interno, dopo un’ampia consultazione tra i partiti, a indicare il calendario.
Dopo la grande stagione referendaria degli anni 70-80, da 15 anni nessun quesito abrogativo è mai passato, per mancanza del quorum, dato che la consultazione è valida se va a votare la metà più uno degli elettori. Dunque la scelta di una data che possa favorire o meno la partecipazione è una questione strategica.
Una fonte del Viminale ha detto oggi che la questione dei tempi del referendum non è stata ancora discussa. E che le elezioni amministrative – che vedono il rinnovo di circa 1.000 Comuni, tra cui Milano, Torino, Napoli e Bologna – potrebbero tenersi a maggio, dato che Pasqua quest’anno cade il 24 aprile.
“In ogni caso questa primavera si terrà un voto nazionale”, ha detto la fonte. “O si voterà per le Politiche o per i referendum…”.
Per l’Idv, comunque, ha detto Brutti, “le elezioni anticipate in questo momento sono più importanti” del referendum. Il partito di Di Pietro chiede infatti da tempo le dimissioni di Berlusconi, ed è scettico sulla possibilità di costituire una maggioranza alternativa che vari la riforma elettorale.
“In quel caso il referendum non salterebbe, verrebbe solo rinviato. E a un nuovo governo chiederemmo una nuova legge o una moratoria”, ha detto l’esponente dipietrista.
PD ANCORA NON HA DECISO SU REFERENDUM
Anche il Pd, la maggior forza di opposizione, chiede che il premier – inquisito dai pm di Milano per prostituzione minorile e concussione, e imputato in tre processi – lasci Palazzo Chigi. E ieri ha annunciato che nei prossimi giorni intende raccogliere 10 milioni di firme di cittadini in calce a una petizione. Ma i democratici preferirebbero un governo di transizione al voto anticipato.
Il Pd non ha ancora preso una posizione sui referendum, ha confermato oggi a Reuters Stella Bianchi, responsabile Ambiente del partito. Sul nucleare in realtà c’è “un orientamento definito” negativo, ha detto Bianchi. Sull’acqua, il Pd si oppone alla legge Ronchi e sostiene la piena proprietà pubblica, ma nei mesi scorsi ha presentato una proposta di legge che eviterebbe il referendum. Che però non piace ai referendari dei Movimenti, secondo cui non impedirebbe la privatizzazione dei servizi.
Secondo Brutti dell’Idv, “si potrebbe muovere qualcosa (per una legge sull’acqua) nella Lega, perché molti sindaci del Nord hanno partecipato all’iniziativa referendaria. Il fronte dell’acqua è variegato e trasversale”.
“Ma la probabilità di evitare il referendum con una nuova legge è molto bassa, perché significherebbe staccare la Lega dal Pdl”.
Intanto, domani, con l’assemblea nazionale del Comitato promotore della legge di iniziativa popolare per le energie rinnovabili, comincia la campagna del sì al referendum sul nucleare. Alla riunione, che si terrà nella sede della Provincia di Roma, parteciperanno molte associazioni ambientaliste, anche quelle che all’inizio erano più scettiche sul referendum. E in quell’occasione prenderà corpo anche il comitato “Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare”.
“Lo strumento del referendum è un po’ invecchiato, da 15 anni non ne passa uno. Ma la maggioranza degli italiani, indicano i sondaggi, è contraria al nucleare. E noi, con le altre associazioni ambientaliste, faremo questa battaglia”, dice a Reuters Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace.
L’associazione ecopacifista ha lanciato in questi giorni uno spot – che gira sul web – per contestare la scelta pro- nucleare del governo, contestandone i costi, la gestione della sicurezza e delle scorie.
“Il problema è che noi non abbiamo 6 milioni di euro da investire nelle campagne pubblicitarie, come il Forum sul nucleare”, dice Onufrio. Ma speriamo che una volta fissata la data del referendum si potrà cominciare a discutere seriamente della questione”.
(Massimiliano Di Giorgio)