( Non ce l’ho con Renzi, ma la tentazione era troppo forte)
13:46 12 Sep12 RTRS-PROFILO-Renzi, antagonista di Bersani a primarie centrosinistra
* Domani da Verona parte la sua campagna elettorale per le primarie
* Il “rottamatore” nel 2008 sbaragliò a sorpresa a Firenze i leader del Pd
* E’ accusato di non avere finora un programma chiaro. Piace a destra
di Massimiliano Di Giorgio
ROMA, 12 settembre (Reuters) – Se essere imitati da un comico è sintomo di popolarità, il 37enne Matteo Renzi, candidato alle primarie del centrosinistra per palazzo Chigi, è certamente divenuto un politico popolare. Da mesi il primo cittadino di Firenze è un protagonista degli sketch tv di Maurizio Crozza, che lo dipinge come un allegro sindaco-bambinone con tanto di zainetto sulle spalle.
“La sinistra è vecchia… Io voglio un gioco nuovo e del cioccolato”, dice Crozza-Renzi sul palco, scherzando sul “nuovismo” del “rottamatore” che fa del ricambio generazionale la sua bandiera perché “la classe dirigente degli ultimi 20 anni ha fallito” ed è ora che passi la mano.
Altri ironizzano sulla vaghezza del programma di Renzi che domani, a Verona, darà il via alla sua campagna elettorale in vista delle primarie di novembre.
“Hanno bussato alla porta e non c’era nessuno! Era Matteo Renzi!”, ha scherzato un altro comico famoso, Beppe Grillo, che però è anche un avversario politico, col suo Movimento 5 Stelle che nei sondaggi fa concorrenza a Pd e Pdl, spesso con argomenti anti-casta che usa pure lo stesso Renzi.
Ma la candidatura di questa sorte di enfant terrible del Pd, partito indicato come favorito alle elezioni della prossima primavera, va presa sul serio.
Già nel 2009 Renzi ha vinto a sorpresa le primarie del Pd per palazzo Vecchio sbaragliando i candidati sostenuti dai dirigenti nazionali ed è un primo cittadino molto amato.
Del sindaco fiorentino, che proviene dalla Margherita (e ancora prima dal Partito popolare) e ha lavorato nell’impresa familiare di servizi di marketing, piace il coraggio che mostra nel “metterci la faccia” invece di prestarsi alle regole della cooptazione dall’alto della politica.
“Meglio essere arrogante che vigliacco”, ha dichiarato l’interessato.
Ieri sera, in un’apparizione tv, Renzi ha puntato il dito sulle crisi industriali dell’Alcoa e dell’Ilva come esempio dell’inettitudine degli attuali politici e per cavalcare la grande insoddisfazione dell’elettorato nei confronti dei partiti tradizionali: “Sono 20 anni che questi problemi andavano risolti. Vediamo se gli italiani accettano di rimandare ancora i problemi. Dalla crisi si esce semplificando e decidendo”.
I sondaggi dicono che il segretario Pier Luigi Bersani, 61 anni tra pochi giorni, è in ampio vantaggio tra gli elettori del centrosinistra, ma anche che gli italiani aspirano a una nuova fase politica e che il sindaco di Firenze può attrarre il voto dei delusi da Silvio Berlusconi.
Secondo l’istituto di ricerca Ipsos, se si interrogano gli elettori del centrosinistra è Bersani a vincere la sfida delle primarie con il 46% contro il 30% di Renzi. Ma, se si chiede all’intero campione chi vorrebbe a palazzo Chigi in caso di vittoria del centrosinistra, il 37% si schiera con il sindaco di Firenze e solo il 27% con Bersani.
“Il fattore Renzi spariglia le carte”, titola oggi un editoriale dell’imprenditore ed ex senatore del Pd Franco Debenedetti che dice: “Renzi sembra aver capito che [il Pd] è troppo debole per costituire un ancoraggio stabilizzante e abbastanza forte da impedire il formarsi di posizioni, una chiaramente liberale e una esplicitamente socialista. Il programma non sarà ‘vaste’, ma l’obiettivo è essenziale”.
IL CANDIDATO DI BARBARA BERLUSCONI
I critici di Renzi non gli perdonano la visita “segreta” del dicembre 2010 ad Arcore, residenza privata dell’allora premier Berlusconi, che, secondo i protagonisti, è servita solo a discutere alcuni problemi di Firenze.
“Da Renzi mi sentirei rappresentata”, disse qualche giorno dopo Barbara Berlusconi in un’intervista a Vanity Fair.
E l’accusa di “berlusconismo” a Renzi è tornata anche quest’estate, quando L’Espresso ha scritto di un presunto piano “Rosa Tricolore” del Cavaliere per far diventare premier il giovane sindaco, smentito subito da Renzi con ilarità.
“Registro con amarezza che Renzi sembra essere sostenuto soprattutto da quelli che il Pd al governo non lo vogliono”, è tornato alla carica a inizio mese Massimo D’Alema, 63 anni.
Di sicuro con Berlusconi – 76 anni – Renzi condivide l’abilità comunicativa e la capacità di suscitare simpatia.
Lapo Pistelli, 48 anni, uno dei candidati a palazzo Vecchio sconfitti da Renzi, ha osservato che il suo ex assistente parlamentare ha assorbito le parole d’ordine che parlano alla pancia della destra: “la velocità della decisione, l’efficienza del comando, l’ottimismo, il rapporto forte e devoto con la Chiesa, l’ordine e la pulizia in senso fisico e morale”.
IL PUNTO DEBOLE
Per Mario Adinolfi, 40 anni, neo-deputato Pd che conosce Renzi da 20 anni, da quando cioè entrambi erano dirigenti giovanili del Partito popolare, il punto forte del candidato Renzi “è l’età: è alternativo ai vecchi che ci hanno portato a questo disastro, in Italia”.
Il suo punto debole, invece, è la mancanza di un piano programmatico: “Sono un suo amico, ma per sostenerlo devo capire qual è la sua proposta politica”, ha detto Adinolfi a Reuters.
Un altro amico e coetaneo di Renzi, il consigliere regionale lombardo Pippo Civati – che però non è più in sintonia col sindaco e anzi pensa di candidarsi anche lui alle primarie – concorda: “Il punto è che tutti noi stiamo aspettando che Matteo dica qualcosa. La sua proposta politica è molto sfumata. E poi ha cambiato idea su certe cose”.
In un partito accusato di voler sempre attingere alle tasche degli italiani per non ridurre la spesa pubblica, Renzi si vanta di aver tagliato le imposte locali prima come presidente della provincia (2004-2009) poi come sindaco di Firenze, di cui ha pedonalizzato con grande soddisfazione dei turisti piazza Duomo.
Per ridurre i 2.000 miliardi di debito italiano propone un ambizioso processo di dismissioni e di privatizzazioni, la modifica delle procedure burocratiche e urbanistiche. Sul mercato del lavoro minimizza l’importanza ideologica attribuita all’articolo 18 contro i licenziamenti ingiustificati.
Nello scontro tra l’amministratore delegato di Fiat e i metalmeccanici della Cgil per ottenere deroghe al contratto nazionale dei metalmeccanici si è schierato a favore di Sergio Marchionne “senza se e senza ma” sollevando grande scalpore nel Pd tradizionalmente vicino al sindacato di Corso Italia.
Come ha ricordato Civati a Reuters, il sindaco di Firenze ha detto di essere a favore dell’agenda Monti anche dopo il 2013, “ma senza entrare troppo nei dettagli”.
La forza – che può essere anche un limite – di Renzi, per Pistelli, è la velocità nel cambio di posizione e prospettiva, che “serve a stare in sintonia con la generazione multitasking e che si stanca presto se non continuamente sollecitata; serve inoltre a non farsi mai inchiodare (come l’ombra di Peter Pan) ad un errore, ad una contraddizione”.
Il direttore di Repubblica Eugenio Scalfari guarda con orrore alla possibilità che Renzi sconfigga alle primarie Bersani, ex ministro dell’Industria del governo Prodi: “Immaginiamo che quel bel ragazzo di Matteo Renzi, abilissimo nell’arrampicarsi sulla pertica dell’outsider, sia lui a rappresentarci in Europa. Il presidente della Bundesbank un’ipotesi del genere per buttare l’Italia fuori dall’euro se la sogna la notte”.
Debenedetti, invece, pensa che Renzi possa favorire in Italia scelte politiche dettate non dalla necessità dei partiti di essere leali al governo Monti ma dalla convinzione: “Se vogliamo non passare la nostra vita sotto lo scudo, abbiamo bisogno che le riforme subite diventino comportamenti condivisi, che il controllo di spese e entrate nel bilancio pubblico smetta di essere esibita virtù e sia solamente buona gestione. Non ci si riuscirà, senza scelte limpide”.
Un pensiero riguardo “Il candidato di Barbara Berlusconi?”