La nostra Costituzione, si è sempre detto, prevede per il presidente della Repubblica un ruolo molto più forma che di sostanza, una specie di re che regna ma non governa, pur se nomina il presidente del Consiglio, scioglie le Camere, presiede il Consiglio superiore della magistratura ed è il capo delle Forze Armate.
Ma a scorrere storia e cronache della Repubblica mi pare che questo assunto sia, e da anni, sempre meno vero.
Di solito, si parla di Francesco Cossiga, in termini negativi o positivi, come del primo presidente interventista, il “picconatore”. In realtà, prima di lui, c’è stato un altro, al Qurinale, che è intervenuto spesso sul Parlamento e sulla vita politica, Sandro Pertini, al quale però, in virtù del fatto di essere stato il capo dello Stato più amato dagli italiani (probabilmente seguito poi da Ciampi) si tende a perdonare gli eccessi.
E interventisti in maniera diversa sono stati Scalfaro – nel momento in cui la politica italiana andava in pezzi con Tangentopoli e partiva l’offensiva bombarola della mafia – e Ciampi, che ha fatto da contraltare al premier Berlusconi. E poi, definitivamente, Giorgio Napolitano che, in nome della stabilità economica e dei vincoli europei, sta di fatto governando il Paese da oltre un anno.
Non credo, e non dico che tutto questo sia illegale o illegittimo, penso sia la conseguenza delle cose. In fondo il potere – come tante altre cose – ha l’horror vacui. E quando il contesto cambia e i partiti, il Parlamento, il governo non riescono a rispondere ai cambiamenti, quando non si intravedono all’orizzonte movimenti sociali in grado di scrivere l’agenda del Paese, allora è il Quirinale che occupa gli spazi.
Ma se questo processo è sempre più evidente, bisogna pure che sia regolato.
Piuttosto che andare incontro a un regime presidenziale di fatto – anche nella prossima legislatura, dove mi immagino già una dittatura dello spread – sarebbe meglio che i cittadini decidessero chi li deve governare, in nome di quale programma, e per quanto tempo.
Più che dello spread, la prossima legislatura sarà quella della dittatura del fiscal compact. Ma siamo lì, in termini di ragionamento.
Io temo gli italiani più che i politici che si scelgono dal Dopoguerra ad oggi. Io, che sono laico e pacifico, non avrei problemi ad avere lo stesso sistema di check and balance degli Stati Uniti. Ma tu ce li vedi Bersani e Renzi, Casini e Fini, Berlusconi e Maroni accordarsi per avere un presidente eletto a maggioranza ma costretto da vincoli strettissimi a rispettare il volere delle Camere e i verdetti della Corte Suprema?
E gli italiani, brava gente, ad avere campagne elettorali di fuoco verbale ma di grande rispetto per le istituzioni coinvolte?
Io manco per il cazzo. Ed adopero un francesismo perché, si sa, tu sei mezzo e mezzo.