La settimana scorsa un uomo, che avrebbe avuto precedenti per molestie sessuali, è stato ucciso a bastonate dopo essere penetrato in una roulotte in un campo nomadi, dove, secondo la donna che lo ha colpito, si stava masturbando accanto a dei bambini addormentati.
Della vicenda so solo quel poco che hanno scritto i giornali. Potrebbe essere una storia con sviluppi completamente diversi, chissà. Quel che mi ha colpito, però, è il silenzioso imbarazzo degli editorialisti, prontissimi a sentenziare anche su casi di cui si conoscono ancor meno particolari ma che, a loro avviso, meritano considerazione universale.
In questo caso, dove sono quelli che sbraitano ai “mandanti morali”, al “grande vecchio” che si cela dietro questo omicidio? Perché i mandanti morali dell’omicidio di un 45enne con qualche problema psicologico ci sono, direi.
Con la stessa logica degli altri casi di violenza (su persone meno “scomode” quale può essere un molestatore/pedofilo etc), direi che i mandanti sono appunto quelli che da anni terrorizzano la società – non solo quella italiana – con l’aggressione dei pedofili, mostri che popolano i sogni dei genitori, più che dei bambini, e contro cui ogni reazione sembra lecita. Mostri la cui semplice evocazione sta modificando profondamente i contorni civili di alcune società.
E siamo arrivati, appunto, alla pena di morte per il presunto pedofilo. Pena che chiedono ufficialmente solo gruppi di estrema destra. Gli altri, più benignamente, chiedono la castrazione, oppure tantissimi anni di carcere.
Quindi, rischiando l’impopolarità e anche l’esagerazione, vorrei dire che i mandanti morali dell’omicidio di un uomo di 45 anni, sospetto pedofilo, sono coloro che tutti i giorni, dalla tv ma anche per strada, terrorizzano il pubblico con la mostruosità della pedofilia, che sarebbe in realtà un disturbo e non un reato (o un disturbo prima di diventare caso mai un reato violento).
Detto questo, la vicenda ha anche un secondo taglio. A uccidere il presunto pedofilo è stata una “zingara” (il marito è stato accusato di complicità), cioè una persona che appartiene a una categoria socialmente mal vista e discriminata. Chissà che ne pensano i sostenitori della pena di morte per i pedofili, che di solito sono anche quelli che vorrebbero cacciar via i “nomadi” dalle città.