Spero di sbagliarmi, ma i verdi – intesi come gli ecologisti in senso lato, dagli ecocivici del Sole che ride agli ecodem del Pd passando per quelli finiti con Nichi Vendola – moriranno definitivamente nel 2012. Come nella presunta profezia dei Maya.
Sì, lo so, immagino le ironie dei miei amici e anche dei lettori poco interessati alle sorti dei “partitini fastidiosi”, che si fa fatica a districare dalla cosiddetta “sinistra radicale”. D’altronde, mi occupo di politica da un bel po’ d’anni – quella letta, quella fatta, quella pensata, quella analizzata – e per me è un piacere come per altri il calcio, probabilmente. Al netto dell’importanza della politica sulla vita delle persone (probabilmente sempre troppo sottovalutata o sottostimata, secondo i casi).
Per esempio, appena ho tempo vorrei dilungarmi sun una conta e una disamina dei partiti comunisti presenti oggi in Italia. Sono molti più che quel che potreste pensare.
Torno ai verdi italiani, che per quattro anni sono stati fuori dal Parlamento italiano ed europeo col loro simbolo storico (il Sole, appunto). Quelli che sono riusciti a entrarvi, i cosiddetti Ecodem (ma c’era anche l’ex fascio Fabio Granata), erano in sostanza dirigenti ed ex di Legambiente convinti che bisognava fare la componente ecologista dentro il partitone, insieme ai cacciatori, ai nuclearisti, ai pro-Tav a gogò e a quelli disposti a votare di tutto per l’Ilva.
Oggi, però, dopo aver appoggiato Matteo Renzi (anche perché avevano capito che l’aria per loro non era salubre e quindi avevano provato a puntare su un altro cavallo), gli ecodem legambientini restereanno a casa, se non ci saranno sorprese, perché il Pd di Bersani non gli offre posti sicuri e hanno paura di andare a fare le primarie, non disponendo del peso elettorale di altre correnti.
Gli ecologisti di Vendola (la e minuscola tra la S e la L di Sel) si fanno rappresentare oggi da un leader che sull’Ilva (stiamo sempre lì) ha avuto una posizione quanto meno ambigua prima che la magistratura non facesse scoppiare il bubbone. Ecologisti che peraltro hanno sempre rappresentanto nei Verdi la componente meno preoccupata dell’ambiente e più interessata al rapporto con le varie formazioni più o meno comuniste, e che oggi sono, dentro Sel, un vaso di coccio, come corrente organizzata.
I verdi doc (uso il doc per comodità, quelli che oggi si chiamano Ecocivici Verdi Europei, col Sole che ride), hanno invece deciso di aggregarsi a una lista, quella arancione, che è una specie di “Salvate il Panda – No Monti”, con dentro Rifondazione, De Magistris (che ha seguito solo a Napoli e in Campania), forse l’Idv e altri pezzi vari – tra cui gli intellettuali senza truppe di Alba rossa – e che sta già litigando se dopo le elezioni dare una mano al Pd oppure no (se passeranno la soglia del 4%, ça va sans dire).
C’è di più. Dopo aver vinto drammaticamente un congresso per tirarsi fuori dalla sinistra radicale, Angelo Bonelli – che avrebbe preferito un rapporto sia pure critico col Pd – così finisce per tornarci in condizione ancora più minoritaria. Mentre col Pd è finito Vendola (ormai diventato pure membro dell’alleanza dei progressisti).
Anche se la lista arancione dovesse presentarsi, e superare il 4%, e i verdi riuscissero a far eleggere qualcuno,con l’obiettivo poi di partire da lì, sarebbe l’ennesimo tentativo di costituente ecologista (ho perso il numero dei tentativi). Troppo tardi.
Nel frattempo, i temi verdi sarebbero affidati alla lista di Beppe Grillo, nel bene, e temo, nel male.
mi fa piacere che ci sia ancora qualcuno che parli dei Verdi e della loro totale irrilevanza nella vita politica italiana. Un tempo ne avrei sofferto molto; oggi, la cosa mi lascia piuttosto indifferente. Sono però sempre convinto che serie politiche di tutela dell’ambiente (e improntate all’innovazione verde) non potrebbero far che bene al nostro sfortunato paese. Quel che mi lascia più perplesso è la parabola discendente del partito ecologista italiano laddove nel resto d’Europa i Verdi ottengono successi sempre più folgoranti.
Di una cosa sono certo: non so se mai rivoterò per i Verdi; di sicuro, non lo farò finché continueranno ad essere apparentati a forze post-ex-neo comuniste. Che poi, non è l’unico dei loro problemi, ma sicuramente una delle principali ragioni per cui la gente ha smesso di votarli.