Il nuovo episodio di Star Trek dell’era J.J. Abrams (Into Darkness) è al primo posto nella classifica dei film più visti. Risultato abbastanza scontato, vista la stagione. Meno scontata, invece, la trama , che ruota intorno a un personaggio già noto ai startrekkisti, Khan, arcinemico di Kirk nella serie originale e poi in un film degli anni 80.
Into Darkness parla infatti di Stati Uniti, sicurezza, tradimenti, esami di coscienza. Khan è un di Osama bin Laden spaziale, che si ribella contro il regime (quello della Federazione, cioè gli Stati Uniti dello Spazio) che lo ha creato per usarlo come arma, salvo poi disconoscerlo e infilarlo in un congelatore. Una sorta di Universal soldier crudelissimo.
Ci sono anche i droni, utilizzati per dare la caccia a Khan – organizzatore di un attentato kamikaze contro una sede dell’intelligence terrestre – che il capo militare della Federazione vorrebbe morto, nonostante le leggi impongano di sottoporre i presunti colpevoli a un giusto processo.
Il cattivo del film però non è solo Khan. Forse l’ammiraglio Alexander Marcus (interpretato da Peter Weller, cioè Robocop, e non credo sia un caso) è addirittura più inquietanto del superuomo, perché ne è il cosciente mandante, e d è ansiosissimo di cancellare le tracce dell’affaire, puntando a scatenare la guerra coi Klingon, lo storico nemico dei terrestri (e che qui fanno una figura discretamete sbarbina).
In Into Darkness, insomma, lo scontro è nello stesso Impero, tra i buoni e i cattivi. Molto rassicurante, in fondo. Se non fosse che dopo la storia dell’uccisione di bin Laden, dell’uso intesivo dei droni e della vicenda Prism in America non si capisce più che sia il buono.