- Un blog è l’estrema conseguenza del web, un deserto pieno di gente che urla e che non ascolta quasi mai. Prima o poi, più prima che poi, i blog spariranno, per lasciare spazio a un’altra forma di espressione più o meno autoreferenziale. Nel frattempo, dunque, proporsi di dare vita a un blog è un’impresa ardua, che genera senza dubbio frustrazione. L’atteggiamento deve essere quello di adesione scettica, di partecipazione critica. Tenere metaforicamente accanto a sé un bagaglio dove tenere il minimo indispensabile, pronti a partire.
- Un blog non è un diario intimo. È scritto per altre persone. Dunque bisogna stare attenti a non annoiarle. Scrivere solo se si ritiene di avere cose importanti da dire.
- In un blog bisogna interagire con le altre persone, cercare di catturarle, non limitarsi a dirgli: vai a vedere questo sito, racconta cose interessanti; leggi questo articolo, che non ho scritto io, è molto interessante… Errore. L’autore del blog è il Signore del Blog. Non avrai altro Blog (o sito Web) al di fuori del mio, dice la regola. Leggi quel che Io ti scrivo, parla con Me, rispondi ai Miei post, rifletti sulle idee che Io ti propongo (e se lo fai Io leggerò i tuoi commenti, terrò in conto quel che scrivi). L’importante è fidelizzare. Il pensiero debole del Blog è, per l’appunto, debole. Indicare link o fare citazioni con giudizio. Il lettore non deve sentire il bisogno di uscire dal tuo blog.
- Inutile rispondere a Vip sul proprio blog in prima persona, se non si è Vip a propria volta (anche se l’obiettivo di creare un blog è diventare un Vip, in fondo). Inutile rivolgere apprezzamenti, rimproveri, consigli, osservazioni, sfide a D’Alema, a Fassino, a Fini, Colombo, a Folli, a Mauro, a Trapattoni. Si fa la figura dei mitomani.
- Il blog può fare male. Se ci passi più di un’ora al giorno, sia come autore che come lettore, rischi di esporti alla contagiosa Sindrome acuta blogghiana severa, con conseguenze sulla socialità, sulla sessualità e sulla concentrazione al lavoro. Non superare le dosi consigliate.