Curioso. L’unica ministra musulmana del governo francese (e già questa è una curiosità) dice di essere contraria all’uso del foulard da parte delle ragazze di fede islamica nelle scuole. Tokia Saifi ha 44 anni, è figlia di immigrati algerini ed è la responsabile dello Sviluppo, e oggi ha rotto il silenzio dicendo all’emittente radio RTL di essere contraria all’uso del fazzoletto per coprire il capo nelle aule scolastiche.
In effetti, un numero crescente di giovani musulmane francesi lo porta, soprattutto nei quartieri periferici, in banlieu, nelle cités (in Francia i musulmani sono circa 5 milioni).
Il governo francese è diviso sulla possibilità di emettere un divieto vero e proprio. La questione è stata al centro di discussioni anche negli anni passati. La Francia ha una tradizione di laicità, o meglio di neutralità religiosa nelle istituzioni. Per noi, che ancora discutiamo di crocefisso, è un concetto assai alieno.
L’altra sera, a cena, ho discusso di questo argomento con la madre di Napa (o, per sintetizzare, mia suocera), che è francese e assolutamente laica. Lei vorrebbe vietare qualsiasi segno ostentato di religione, compresi croci al collo e kippah.
Io credo al contrario che le istituzioni debbano essere neutrali (eliminando appunto i crocefissi et simili) poi ognuno fa quel che vuole.
Lei sostiene che quello del foulard, e ancora più del velo, sia un’imposizione familiare, che ha a che fare con la tradizione più che con la religione, tanto che la portano (o sono costrette a portarle) solo le ragazze.
Io rispondo che probabilmente è un’imposizione, ma credo che sia anche un recupero di identità, e anche un segno di protesta, in un paese che non integra così tanto come dice di fare. E credo anche che il bando suonerebbe come un atto di violenza anch’esso, costringendo in più le giovani musulmane a un contrasto con le proprie famiglie non cercato, ma imposto.