I matti di Palazzo Chigi

No, non parlo di quelli che ci abitano, o meglio ci lavorano. Parlo della folla di spostati attirati soprattutto dalla presenza delle telecamere. Anche ieri, giornatina di verifica “hot” per il governo, ce n’era per tutti i gusti. La coppia sicula – Dio li fa e poi li accoppia – che aspettava ogni membro del Polo per salutarlo e battergli le mani, da Schifani a Calderoli. La tizia che vuole consegnare a Berlusconi le foto che gli ha scattato, e ferma tutti i giornalisti. Il tipo vestito a fiori che ripete enigmaticamente: “Al Gianicolo c’era il camion della monnezza che veniva giù a 100 all’ora”. La signora anziana con la faccia da cerebrolesa che, a bocca aperta, fissa l’ingresso del palazzo. Il tipetto coi baffetti da sparviero e un occhio che manda a fanculo quell’altro che s’aggira tra i giornalisti cercando di commentare qualcosa (ma cosa?). Etc. Etc. Etc.
Oltre ai giornalisti, naturalmente. Ma a noi ci pagano, non ci ricoverano.

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