Oggi mio padre compie 75 anni, giusto giusto come Helmut Kohl (e altre migliaia di persone, suppongo).
Ha vissuto il fascismo da giovane balilla, ha cominciato a lavorare a 10 anni, a fumare più o meno alla stessa età. Portava frutta al palazzo Reale quando gli alleati hannno bombardato Roma nel 1943, ed è rimasto bloccato in ascensore al buio.
Poi è cresciuto, ha cominciato a lavorare come meccanico, ha fatto il militare passando complessivamente diversi mesi in consegna perché era un giovane borgataro ribelle.
Figlio di un fervente cattolico monarchico, è diventato comunista, senza prendere mai la tessera. L’unica tessera che aveva, quella del sindacato, l’ha stracciata prima della fine degli anni 60, quando
già lavorava come autista d’autobus, dopo aver fatto tanti altri mestieri, tra cui il commesso e il camionista.
Da giovane era un provetto ballerino, un giocatore di carte e biliardo, un appassionato di boxe e opera. L’ho scoperto un po’ per caso, perché non abbiamo mai parlato moltissimo. Non è mai stato un uomo di troppe parole.
Mi ha insegnato a essere onesto e ad arrabbiarmi per le cose che ritengo giusto giuste.
Ti voglio bene, papà.
(lui non legge Internet o i blog: meglio, perché m’imbarazzerei se lo facesse e leggesse queste parole)