L’atteggiamento sempre più retrivo e antipatizzante del Vaticano sulla questione dei Dico o Pacs sta riuscendo a far incazzare di brutto anche i laici non particolarmente animati da malvolenza verso la Chiesa, come me, che in fondo sono un agnostico con una (formale) educazione cattolica standard, e senza traumi.
Immagino subito l’obiezione: ma anche i gay con le oro carnevalate stanno facendo indisporre noi! Certamente, il punto però è che chiedere diritti per qualcuno non significa togliere diritti ad altri.
Quel che preme alla Chiesa è invece conservare le proprie prerogative, la propria leadership. Che è altra cosa.
Quindi, capisco perfettamente la preoccupazione vaticana per i Dico. Se anche in Italia i valori cattolici vengono relegati nello spazio dell’appartenenza a una fede, non dominano più lo spazio pubblico, che futuro c’è per la Chiesa? Se la religione diventa fatto personale, o anche collettivo ma relegato nella sfera delle opinioni, che ne sarà di noi?
Dunque il Vaticano deve alzare il livello dello scontro. Perché non vede alternativa possibile.
Inutile discutere di riforma della Chiesa. Il Cocilio Vaticano II è lontano anni luce. La Chiesa di Ratzinger e di Ruini è quella del passato. Ne è prova il fatto che nel giorno stesso in cui chiede ai politici cattolici obbedienza, Benedetto XVI si spiace anche per l’abbandono del latino e dei canti gregoriani.
A un certo punto, all’inizio del suo mandato, il Papa sembrava orientato a cercare un accordo con le altre grandi religioni per fare fronte comune contro il “relativismo”. Era una buona idea, strategicamente parlando. Ma con quel casino mal organizzato che è l’Islam – religione anch’essa in difficolà, a ben guardare, di fronte al secolarismo – Ratzinger è riuscito solo a peggiorare le relazioni, sembrandone più un concorrente che un alleato.
Chi sta messo peggio del Vaticano è la politica italiana, però. Che sul tema dei Dico è nettamente più indietro della società. Cosa che non succede così spesso, perché di solito la politica è lo specchio della società, nel male e nel bene. Anche questo forse è un segno di declino, quando la politica si interessa poco a quel che pensano gli elettori e di più a quello che dicono i poteri. Anche quelli spirituali.