Quando dici la sfiga.
Stamattina Napa ha preso un treno all’alba per Parma, e a me è toccato organizzare i due pargoli, oltre ovviamente a portarli al nido. Mica faccio l’eroe: è un’incombenza che a Napa tocca tutte le volte che io attacco a lavorare presto la mattina. Quando invece siamo in due, almeno fino alle 9, è come alla coop, ci si divide il lavoro.
Alle 7 meno 5 Napina ha cominciato a chiamare, e quando sono entrato nella loro stanza, rintronato, mi ha detto: “Oggi andiamo al mare!”.
“No,amore, oggi è venerdì, ci andiamo domani”.
“Domani è sabato?”.
“Sì”.
Che bello!”.
Insomma, siamo partiti bene. Anche con l’omino Napino, che mi ha guardato sorridente.
Poi catena di montaggio: biberon 1 e biberon 2, tutti e due con aggiunta di dicoflor, visto che ieri c’è stata una piccola-emergenza sciolta, poi rientrata. Pulisci naso 1 e 2, con inevitabili proteste. Pulisci faccia 1 e 2, idem. Vesti 1 e 2, e Napina ha protestato perché voleva sì la maglia della Benetton, ma quella rosa, non quella verde.
Grazie a una distribuzione sapiente di droga (bisocotti ikea al cappuccino), siamo riusciti a venire a un compromesso. Così come su chi e cosa portare al nido. Non l’orso Basil, troppo grosso; non il passeggino delle bambole, né il carrellino. Ci siamo accontentati dell’orso Manuela.
Così, dopo la pipì d’obbligo sulla tazza (Napina sta scalando i pannolini) siamo riusciti a partire. C’è voluta solo un’ora e mezzo, manco tantissimo.
Alle 11, però, la telefonata. Napino ha la febbre. 37,5. Vabbe’, una febbrina. Faccio presente appunto che non è sta cosa, e che ci vado se cresce.
Alle 11.50 febbre a 38. Vado, superando il traffico doppio di Esquilino e San Lorenzo.
Alle 14.30 dovrei attaccare a lavorare, ma la baby sitter non la becco prima delle 16.30. E Napa torna alle 19,15, se va bene.
Ora Napino – tachipirinazzato – dorme nella cesta che fu della sorella, anche se ormai non c’entra quasi più. Bello di papà.