Confesso. Per alcune decine di pagine ho avuto un bel da fare per resistere alla tentazione di “archiviare” Un certo Senso tra le mie letture in stand by, quelle a cui, nella metà dei casi almeno, finisco poi per dire a un certo punto ufficialmente bye bye (ci sono due libri sul mio comodino da un paio di mesi che rischiano di finire così). Perché trattasi di romanzo epistolare, sia pure di lettere mai spedite e dunque rimaste senza risposta, che già non è tra i miei generi preferiti. E perché la serialità maniacale delle prime missive – in cui la pratica del copia-incolla raggiunge vette artistiche – stava mettendo a dura prova la mia pazienza.
Quello che però mi ha aiutato ad andare avanti, e non scherzo, è che la struttura del libro consente di leggerlo agevolmente in bagno, uno dei pochi luoghi in cui di questi tempi – tengo famiglia – riesco a leggere con profitto. E non ne sono pentito. Perché il romanzo di esordio di Francesco Fagioli, 46 anni, è in certi passaggi geniale e assolutamente divertente…