ROMA, 2 marzo (Reuters) – In tempi di crisi, chi non vuole rinunciare ai consumi cercando
comunque di risparmiare può puntare sul baratto. La prima forma storica di scambio commerciale è infatti viva e vegeta sul web, dove trova un numero crescente di estimatori.
Prendete ad esempio Zerorelativo (www.zerorelativo.it), un sito Internet italiano che esiste dal dicembre 2006 e che ha come parola d’ordine “Io non ho bisogno di denaro”.
Zerorelativo si definisce “la prima community italiana di baratto online”, e offre a utenti
registrati (gratuitamente) la possibilità di scambiare — al massimo di regalare: sono rigorosamente vietate le compravendite — un po’ di tutto.
Per esempio, in questi giorni c’è chi propone un impianto di casse con subwoofer “ottimo per la casa e l’auto”, chi uno “splendido maglione cashmere”, che addirittura esegue “ritratti o caricature a mano di volti in varie tecniche”, chi offre libri scolastici per le medie e le scuole superiori.
Tutte offerte di “barter” — come si definisce un membro della community che baratta online — che accettano proposte di scambio da altri utenti. A oggi, dice il sito, sono quasi 3.800 gli utenti registrati, ma crescono rapidamente.
“I nostri numeri dicono che i giornali si occupano della crisi e chiaramente riportano esperienze come la nostra che sono alternative alle economie attuali. Di conseguenza sempre più persone conoscono il nostro portale, lo apprezzano e barattano”, spiega a Reuters via chat il pesarese Paolo Severi, creatore e amministratore di Zerorelativo, che è anche presidente dell’omonima associazione.
OLTRE IL BARATTO, IL PRESTITO
Oltre alle permute, il sito offre da qualche tempo anche la possibilità di prestare o di farsi
prestare — sempre a titolo gratuito — attrezzi, strumenti, libri, cd, ma anche “prestazioni, servizi e consulenze”. Per esempio, in questi giorni c’è un utente che presta un cellulare con una Sim olandese per chi ne ha bisogno a Palermo. Un altro che presta un’antenna tv a Biella. Ma c’è anche chi cerca invece qualcuno che gli presti una scala estensibile a Torino.
Gli scambi avvengono direttamente, cioè tra l’incontro di due “barter”, o anche attraverso l’invio per posta. Quando si concorda uno scambio, si ottengono tutti i dati relativi all’altra persona, e il sito consiglia per sicurezza un contatto attraverso il telefono fisso. Gli utenti sono anche incoraggiati a segnalare che non rispetta le condizioni, per evitare problemi alla credibilità del sito e agli altri “barter”.
Ma come si mantiene Zerorelativo? “Ci tengo a dire che zerorelativo è un progetto totalmente autofinanziato, non ci sono gruppi, aziende o enti che ci sostengono”, chiarisce Severi, che di mestiere fa il barman. “Per sostenere i costi stiamo percorrendo due strade, la prima è la possibilità di sostenere il nostro progetto associandosi, la seconda è quella della pubblicità online”.
Le inserzioni servono a pagare al momento il costo del server.
“ZR non è un progetto che si porta avanti per denaro, ma per passione. Poi, se da questo, verrà fuori anche la possibilità di farne un lavoro vero tanto meglio”, conclude Severi, che organizza anche delle fiere legate a Zerorelativo, in cui “si parla di economie alternative, software libero, riciclo e riuso, informazione, prodotti biologici, sostenibilità ambientale e tanto altro”.
Sul web italiano la permuta sembra conquistare uno spazio sempre maggiore, anche sulle
classiche riviste di annunci.
Scambiamoci.it esiste per esempio dal 2007 e propone una trentina di categorie di inserzioni,
previa iscrizione gratuita al sito. Suesu.it, online dall’estate 2007, si definisce “la più grande
community italiana di baratto online” (ha 3.820 utenti registrati) e segnala oltre 20mila annunci
online.
Barattolibri.com vende libri usati ma consente anche scambi, mentre su Barattomusicale.com si possono trovare anche permute di strumenti musicali, oltre ad annunci di ricerca per cantanti o performer di gruppi.