Cinque anni fa, nel 2006, ho pubblicato il mio primo e per ora unico romanzo, No Compromise. Non era un cattivo libro, partiva da una buona idea, avevo lavorato parecchio alla documentazione (avevo tempo, avevo ancora un figlio solo, anzi, una figlia: Zoe; poi sarebbe nato Victor… e ancora dopo Lola) , ma forse non abbastanza alla stesura, troppo fredda, rapida. Non fu un successo di pubblico. E manco di critica, visto che ebbe ben poche recensioni.
Ora però potrei avere il mio momento di gloria, a pensarci bene, e magari vendere qualche copia, grazie a Cesare Battisti e a quel genio di Raffaele Speranzon, assessore alla Cultura della Provincia di Venezia.
Che c’entro io con Battisti? Nel 2004, quando fu arrestato in Francia, anche io firmai un appello per la sua scarcerazione e per non estradarlo in Italia. Avevo conosciuto Cesare nel 1999 a Parigi, dopo che era diventato noto (in Francia) come romanziere noir, lo avevo intervistato per il Manifesto (che non pubblicò ma l’intervista) e avevo avuto qualche scambio con lui. Telefonate, email, qualche chiacchierata su libri e politica. Lesse anche il mio primo romanzo, che non fu mai pubblicato.
Sapevo chi era, Battisti. E lo sapevo anche quando firmai quell’appello, convinto (lo sono anche oggi) che non ha senso mandare in galera qualcuno (per qualsiasi reato) trent’anni dopo i fatti, e quando altri fatti dimostrano che la persona è cambiata.
Per un po’ ho sperato che Cesare Battisti tornasse comunque in Italia a combattere dal carcere contro le leggi speciali e per contribuire a chiudere la stagione del terrorismo. Ma Cesare non è la persona più simpatica del mondo, non è mai stato uno che combatte battaglie di principio, e non voleva, e non vuole, finire in carcere. E penso si possa anche capire, pur senza condividerlo.
Ma che c’entro io con Speranzon? L’assessore veneziano ha pensato bene, pochissimi giorni fa, di riprendere la proposta lanciata da un consigliere Pdl di vietare i libri di tutti coloro che hanno sostenuto l’appello pro-Battisti. Il fior fiore degli scrittori militanti delle anime belle di sinistra, insomma.
Ecco, in quell’elenco ci sono pure io. Mandate al rogo anche i miei libri per favore! E possibilmente prima comprateli! E magari, fate pubblicità al mio nome, così qualche anima bella di sinistra si compra il libro pure lei!
Un pensiero riguardo “Un bel rogo pubblicitario (Io Battisti e Speranzon)”