Meglio rozzi che morti?

In principio era” meglio rossi che morti”, e si sa come andò a finire. La Nato installò i misssili Pershing e Cruise in Europa e noi si finì né morti né rossi. Anzi, un po’ scoloriti. Qualcuno dice che fu proprio la corsa agli armamenti che fece crollare definitivamente il sistema sovietico. Chissà.

Meglio rozzi che morti è dunque una variazione sul tema, non solo un gioco di parole.
Per esempio: in un mondo complesso e complicato e difficile da capire e ancora di più spiegare (anzi, da narrare, come direbbe Nichi Vendola, che con la narrazione ormai ce l’ha fatto a mattoncini), è meglio non perdere troppo con letture sofisticate,  troppi interrogativi, e invece farla breve e dire che noi siamo buoni e loro sono cattivi.
Certo, tra noi buoni ci sono differenze, però non è il caso di stare tanto a sottilizzare.
Questa sarebbe la posizione, diciamo, Erasmo da Rotterdam. In tempi di conflitto, si sceglie il campo, nonostante i dubbi.
Qualcuno, più rozzamente, potrebbe dedurne: la guera è guera (c’est la guerre). Però possiamo anche attribuire questa posizione agli intellettuali raffinati che sostengono il populista (che non è per forza un insulto) Antonio Di Pietro. O anche, allargando, a Pier Luigi Bersani quando propone ampie alleanze contro l’Impero del Male (la cui sede sta dalle parti di Arcore).

Ma è possibile spiegare che noi siamo buoni, ma non sempre e non del tutto, e loro non sono così cattivi, e che soprattutto si sbagliano? E che in fondo dovremmo capirli, e ci dispiace dover essere scortesi?
Direi che questa è la posizione Gandhi (con i colonizzatori inglesi, ovviamente. Se Gandhi avesse avuto a che fare con i nazisti probabilmente avrebbe sposato la causa di Erasmo senza indugi). E anche – lo so, è difficile dirlo senza doversi perdere in spiegazioni noiose e polemiche – la posizione Pannelliana. Quando Pannella non fa il furbetto.

C’è sempre però una terza (e una quarta e una quinta etc) possibilità. Noi NON siamo buoni, però vi diamo tutto quello che vi serve, e anche di più. Loro fanno tanto i buoni, ma alla fine non è che siano meglio di noi, o di voi, anche se se la tirano. E poi vogliono che voi siate (anzi, stiate) buoni, mentre loro si cuccano il meglio.
Questa è la dottrina Giuliano Ferrara (o Fabrizio Cicchitto?), ma potrebbe essere anche in fondo una derivazione di destra di John Locke, chissà.

C’è anche la versione Stalin: la lotta tra buoni e più buoni. Nessuno è cattivo, ci mancherebbe, siamo tutti compagni (o amici, o confratelli). Però c’è qualcuno che è solo buono e qualcun altro che è più buono.

Poi c’è una serie di più sofisticate argomentazioni, ovviamente a favore della rozzezza. Per esempio, meglio essere rozzamente gaudenti (o gaudentemente rozzi?) che perbenisticamente morti.  E direi che questo assunto è quasi un assioma, per me.
Ovviamente ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.

Meglio rozzi che morti si può calare anche nel dibattito industrial-democratico italiano. Meglio rozzamente d’accordo col padrone della Fiat che morti, lavorativamente parlando. Anche se si potrebbe obiettare che dal punto di vista dei mercati e dei prodotti la scelta in realtà è tra la morte subito (la Morte Subite? Sì, qui ci vuole una birra) o più tardi.
Lo so, se toccasse a noi risponderemmo tutti: meglio più tardi.

(TO BE CONTINUED)

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