Non si vive di sola indignazione, anche perché poi aumentano le rughe a forza di indignarsi.
Dunque, agli amici e compagni e conoscenti che si indignano e che sognano la Tunisia in Italia – alcuni dei quali hanno tacciato di ‘resa senile’ la mia critica dell’improduttivo rivoltismo da quaquaraqua che imperversa da noi mentre in Nord Africa si muore, si spara e si spera: che gli venga il cagotto – faccio un discorso molto più faceto. Ma serissimo nelle premesse.
Prima però consentitemi una digressione. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sembra ragionare pure lui come un qualsiasi estremista da Facebook. L’altro giorno su Twitter ha scritto: “Vedo i cultori dei video messaggi in Africa settentrionale piuttosto in difficoltà. È meglio che Berlusconi ci faccia una riflessione, perché dal nostro lato del Mediterraneo si sta veramente oltrepassando la decenza”. Ed esattamente come gli estremisti a chiacchiere poi continua tutti i giorni come nulla fosse (più o meno come fa Di Pietro, per il quale ormai viviamo nel fascismo: ma c’è sempre di peggio, no?). Se dici che il premier vuole sovvertire la democrazia e ha tradito la Costituzione, un minuto dopo chiami i parlamentari a fare l’Aventino e proclami lo sciopero generale.
Se ti metti a raccogliere le firme per chiederne le dimissioni, lasci comunque credere che non ti abbia sfiorato la mente il pensiero che il dittatore in questione ci si pulisca il sedere, con quelle carte.
Fine della digressione.
Discutiamo invece di rivolta. Anzi, di sollevazione civile, che mi sembra termine più indicato, soprattutto se parliamo di azione nonviolenta.
E perché parliamo di nonviolenza? Perché, cari amici e compagni e conoscenti, la violenza è un lusso che si può permettere il potere e chi ce l’ha, il monopolio della violenza stessa. Perché la violenza non solo chiama, ma giustifica anche la violenza. Perché è molto facile fare male, ma è ancora più facile farsi male. E perché, infine, non siamo in un inferno di repressione e morte. Ci vuole intelligenza, pure quando ci si solleva.
Come ci solleva, allora, in Italia nel 2011?
Per esempio, ridicolizzando l’avversario. Che so, attaccando alla finestra di casa uno striscione con su scritto “Hai il culo flaccido, dimettiti” (sto pensando molto seriamente di farlo).
Spedendo per posta cartacea o elettronica foto porno al premier e ai suoi boys.
Andando a manifestare in mutande (sì, fa freddo, è vero, ma c’è una causa da sostenere), magari a fiori.
Facendo una bella carnevalata: tutti mascherati da zombie, perché in fondo è da morti viventi ormai che siamo governati.
Facendo una bella e popolare Love Parade con tanti dj che suonano dischi, e un assedio sonoro all’inquilino di palazzo Grazioli (lo fecero gli Usa a Faccia d’Ananas Noriega a suon di heavy metal: basterebbe farlo con le canzoni di Apicella).
Organizzando una finta beatificazione del premier a San Pietro.
Tirando torte in faccia.
Eccetera eccetera eccetera. E farlo rinunciando a bandiere, caschi, cappucci, bastoni (Unici ammessi, magari, striscioni con le fulminanti frasi di Spinoza.it) Perché non ci manca collettivamente la fantasia, e perché ognuno deve assumersi finalmente la responsabilità delle proprie azioni. Non chiederla solo agli altri.
Sarà una risata che vi seppellirà. Anzi, un risotto.