[Spesso, quando un regime si esaurisce, non è che i nuovi governanti arrivino da Marte. Erano nel regime fino a poco tempo prima e se ne sono tirati fuori a un certo punto o li hanno cacciati. Poi si sono lavati la faccia, e talvolta il culo, e sono tornati semi-nuovi di zecca].
Quando leggo e sento parlare di ipotesi di “larghe alleanze” da affidare a un candidato premier Pierferdinando Casini contro il Pdl-Lega, mi deprimo.
Mi deprimo al pensiero che quel signore è l’inventore del Ccd (I compact disc, come li chiamava Bossi), poi diventato Udc, cacciato nel 2008 da Silvio Berlusconi per non aver voluto fare atto di sottomissione entrando nel Pdl.
Dopo peraltro aver approvato una legge elettorale che ha poi criticato.
Un divorziato, con figli nati fuori dal cristiano matrimonio, ma pur sempre fervente cattolico che bacchetta a destra e a manca, e soprattutto a manca, sulla famiglia e la coppia.
Uno che vuol assicurare i soldi alle scuole private (che in Italia sono le scuole cattoliche: anzi, le scuole dei preti) senza però che esse rispettino certi doveri e regole verso chi caccia i soldi. E che gradisce l’esenzione fiscale degli alberghi gestiti dalla Chiesa attraverso le sue molteplici espressioni societarie.
Uno che ha sostenuto una legge medioevale sulla fecondazione assistita. Che è un fan dell’energia nucleare e degli Ogm.
Nell’interesse del popolo e della rivoluzione… pardon, nell’interesse della crescita economica e dell’Italia, il Pci, pardon, il Pd, probabilmente sosterrebbe anche Babbo Natale, se esistesse (non dite a Zoe e Victor che nutro dei dubbi sulla sua esistenza, mi raccomando). Quindi, perché non Casini, che in fondo è anche simpatico e viene bene in tv?
Ma non vorrei sembrare il solito triste e pedante e frustrato radicale di sinistra (anche perché i miei amici di sinistra si offenderebbero). Procedo quindi con socraticheggiando, col metodo del dubbio.
L’obiettivo della Grande Alleanza è chiaro. Varare le riforme. Le Grandi Riforme. A partire dalla legge elettorale. Quale? Be’, questo non è ancora chiaro, in effetti. Dentro il Pd ci sono almeno due tre idee diverse. A sinistra un altro paio, Idem al centro.
E perché non si possono varare certe riforme strutturali insieme, in Parlamento, ma senza necessariamente governare insieme? Perché, oibò, c’è una brutta legge elettorale che attribuisce a colui che prende anche solo un voto in più la maggioranza. E chi l’ha votata, quella legge lì? Il partito di Casini, anche. Che però va cristianamente perdonato, s’intende.
Come va perdonato, s’intende, il partito di Gianfranco Fini (prima che si squagli al sole): di cui almeno si potrebbe dire che ha abbracciato, anche se dopo i 50 anni, una visione laico-liberale dell’esistenza e della società, tanto che vorrebbe dare perfino il voto agli immigrati. Dopo aver dato nome a una legge – la Bossi-Fini -che è peggio della già brutta Turco-Napolitano.
Nelle ipotesi di cui parlano i media, che magari sono solo fregnacce – succede, anche perché giornalisti e politici spesso si imboccano a vicenda – questo scenario di Grande Alleanza escluderebbe Antonio Di Pietro, perché intrattabile, ingestibile e casinista.
Ora, premesso che avrei dovuto chiedere anni fa il copyright sulla mia definizione dell’Italia dei Valori come nuovo Udeur (che oggi va di moda) guidato da uno meno simpatico di Clemente Mastella, i dipietristi sono da tempo, nei sondaggi, in calo di consensi. Allontanarli significa forse dare loro più voti. Ed è un calcolo che si può fare.
Però bisognerà anche tenere conto di quell’elettorato di sinistra (qualunque cosa significhi la parola) che piuttosto che votare per Casini, si taglierebbe un braccio, o piuttosto voterebbe Demagogia Proletaria (cioè Ferrero-Diliberto) o anche nulla.
E dopo che un simile governo con dentro anche Nichi Vendola (novello Bertinotti: mi prefiguro già una bella rubrica, i rospi di Nichi, con tutto quello che dovrà mandare giù Sinistra e Libertà) avrà praticato una bella cura come quelle che piacciono ai Grandi Economisti Molto Autorevoli (cioè tagli, tagli, tagli e altri tagli, conditi da un bel patto sindacale sulla compressione salariale e qualche liberalizzazione), alle successive elezioni l’elettorato “di sinistra” che ha votato per la Grande Alleanza si chiederebbe se in fondo non ha fatto una cazzata.
Ecco, sono il solito catastrofista.
Alla domanda di rito: “Cosa proporresti invece tu, che critichi tanto?”, una risposta l’avrei. Siccome morire democristiani sarebbe stato un lusso, e al massimo pare che si possa scegliere un berlusconiano di centro o uno di destra, propongo un suicidio di massa, come i lemming. Così diamo pure una mano all’occupazione giovanile.