Non conosco se non di nome e poco più Francesco Piccolo, ma quando ho letto oggi sull’Unità il suo breve commento sull’uscita di Asor Rosa, la prima cosa che ho pensato è che ogni tanto tocca a tutti arrampicarsi sugli specchi.
Che scrive Piccolo per tentare di giustificare Asor Rosa (quello che vorrebbe un intervento “dall’alto” per dimissionare il premier Silvio Berlusconi, e imporre le leggi speciali)? Che è una “provocazione”.
Invece quelle di Bossi che ha detto “fora di ball” i migranti, o di Castelli che si è rammaricato del fatto che non si possa sparare a chi arriva nei barconi, trattasi di reazione emotiva “più sincera di quanto di solito un politico possa permettersi, e per questo motivo completamente calata nella realtà”.
Andrebbe tutto bene, Piccolo se la sarebbe cavata così, salvando l’onore del professore. E invece no. perché quella di Asor Rosa è una provocazione? Perché “ci sono delle persone (lasciamo perdere quante) che pensano quello che pensa Bossi o quell’altro (Castelli, Ndr)” mentre “non ci sono delle persone che si immedesimano nella proposta di Asor Rosa”.
Ecco. peccato che se ci si va laggere il pezzo di Asor Rosa sul manifesto si scopre che ne ha, di sostenitori. Meno di Bossi, probabilmente, ma anche perché il manifesto lo leggiamo in pochi…
ho sentito Bordin stamattina e avevo capito che Piccolo diceva un’altra cosa, ovvero che la provocazione (che aveva tirato fuori Norma Rangeri, credo sostanzialemnte per pudore, visto che e’ la direttora) non era il caso proprio di tirarla fuori nel caso di Asor Rosa, semplicemtne perche’ ormai non si distingue piu’ la provocazione dalla proposta seria (e vai con gli esempi). QUindi uno di noi tre ha capito male (Scegli: BIOCCA; BORDIN o DI GIORGIO)
Boh, io me lo sono letto due volte e ho capito cosi’. Magari la prossima volta gli telefono…
Da un punto di vista storico, non trovo nulla di strano nella «provocazione» di Asor Rosa. In assenza di movimento sociale, di collegamento a istanze concrete, quotidiane della supposta classe di riferimento, i khomeinisti si son sempre dati all’avanguardismo.
Anzi, bisognerebbe riconoscere la grande onestà intellettuale del Professore: sfiancati da decenni di sottogoverno e cda come sono, sa bene e non nasconde che il Palazzo d’Inverno può essere preso solo dalle guardie dello zar. Certo non dai ragazzotti di Vendola, Ferrero e Diliberto.
È il punto di vista ad essere sbagliato. Sbagliato, s’intende, visto dal mio. Pensare di essere illuminati e illuminanti – di essere migliori delle maggioranze e aver dunque il diritto di scegliere in loro vece – è un delirio e come tale andrebbe sedato. Delenda Basaglia.