Sono tre giorni che l’opposizione di centrosinistra grida alla truffa sul nucleare – l’Udc, da partito nuclearista, è invece dispiaciuto – per la decisione del governo di azzerare praticamente tutti i decreti attraverso un emendamento votato poi ieri in Senato.
Se la mossa renderà inutile il referendum del 12 giugno lo dirà la Corte di Cassazione, speriamo rapidamente.
Se i giudici diranno invece che si tratta di una sòla, il referendum si farà lo stesso, insieme ai due sull’acqua e a quello sul legittimo impedimento. Se invece la Cassazione darà l’ok, allora non bisognerà andare a votare: ma solo sul nucleare, perché gli altri quesiti restano (oggi il ministro Paolo Romani ha ipotizzato un escamotage per far saltare il drceto Ronchi sull’acqua e saltare così anche i due referendum, ma i tempi sono strettini).
In ogni caso, comunque, questa va considerata legittimamente una vittoria del fronte referendario, perché significa che la questione del nucleare – a maggior ragione dopo la crisi giapponese, che continua nonostante il calo di attenzione dei media: oggi è stato posto il divieto di ingresso nell’area di 20 km intorno alla centrale di Fukushima Daiiichi – spaventa il governo.
Non solo per le prossime amministrative, a metà maggio, ma anche per lo stesso referendum, dopo quasi 20 anni di mancato quorum.
Quella del centrodestra sarà anche una furbata, ma è comunque una furbata in salita, perché annullando una legislazione che ha impiegato due anni almeno a elaborare e far approvare, avrebbe comunque bisogno poi di un bel po’ di tempo per riuscire a far ripartire il “processo nucleare”.
E per una maggioranza che si tiene in piede con ricatti e regalie, su cui pesa di nuovo il possibile ricorso alle elezioni anticipate, il nucleare probabilmente non è in cima alla lista dei pensieri. Se non, appunto, come problema.
Insomma, se la Cassazione dà l’ok, è il caso di rivendicare questa vittoria, perché di vittoria politica si tratta. E il caso di Fukushima non è marginale, in questo contesto. Non è solo un fatto luttuoso. E’ purtroppo la dimostrazione del fatto che la “sicurezza” del nucleare sia una teoria, non una certezza.
Ma in ogni caso l’appuntamento referendario resta. Non è azzardato pensare che comunque il quorum ci sia, perché la mobilitazione sull’acqua è molto sentita a livello locale, e le firme raccolte alla richiesta di referendum furono quasi da record. Ma andare a votare a giugno è comunque una scelta obbligata. Anche se il Pd sembra certamente più tiepido sulla gestione dell’acqua, e avrebbe preferito una riforma al posto del referendum.
Mah… e se fosse una strategia per evitare che ci sia il quorum e far passare tranquillamente il legittimo impedimento?
Il legittimo impedimento stato gi abbastanza sforbiciato dalla Cote costituzionale, e francamente mi pare pure inutile come referendum