Alcuni anni fa, non ricordo più su quale giornale, lessi che per i non-europei l’Europa è di fatto un’unica cosa, che ci considerano, noi europei, di fatto un popolo (nel senso multiculturale del termine), come gli statunitensi.
In effetti, credo che siano molte di più, ormai, le cose che ci uniscono – a parte la moneta: parlo di cultura, modi di vita, oltre a istituzioni, etc – rispetto a quelle che ci dividono. E se è vero per la mia generazione (non mi sembra vero, ma tra tre anni compio mezzo secolo), credo che lo sia sempre di più per quelle che seguono.
E’ per questo che non trovo affatto progressista – non mi viene un termine più incisivo – pensare di abbandonare l’euro, perché verrebbe meno anche l’Europa che c’è, nei fatti. Ci serve più Europa democratica, casomai. Per vivere tutti meglio.
Non potrei essere più d’accordo. E da un governo federale democraticamente eletto e composto da politici di ogni angolo d’Europa, su base programmatica e non geografica, avremmo solamente – noi italiani – da guadagnarci.
Ma penso alla Cgil e al casino togliattiano che pianterebbe per una Bolkestein qualunque: e giù, di nuovo, col carattere «progressivo e popolare» del nazionalismo.