La notizia del giorno (se siete patiti di trasmissioni di cucina e grandi chef: io no) è che Jamie Oliver intende aprire una quindicina di ristoranti italiani in tutto il mondo.
Oliver, che ha 38 anni ed è a capo di un piccolo impero grazie alle sue doti di chef, autore di libri e personaggio tv, nonché proprietario di quattro ristoranti, è un fan della cucina italiana, e ora vuole aprire bottega anche a Canberra, San Pietroburgo, Istanbul, Singapore.Il cuoco dell’Essex ha iniziato a cucinare italiano a Londra, da Antonio Carluccio, alla fine degli anni 90.
Chissà se qualcuno alla notizia protesterà contro Oliver, che non è italiano. Come non sono italiani la maggior parte degli italian restaurant in giro per il mondo. E’ falso made in italy? Insorgerà la Coldiretti? Farà un sit in a Bruxelles?
In realtà, se date un occhio alle cucine di pizzerie, ristoranti, trattorie eccetera, almeno a Roma, trovate un sacco di cuochi, aiutanti, manovalanza assolutamente non italiana. Storicamete egiziani o comunque nordafricani, poi asiatici, moltissimi dal Bangladesh, per esempio. Gente che però ormai cucina italiano meglio di mammà.
Dunque auguri a Jamie Oliver, che in ogni caso fa comunque un piacere al made in Italy, perché ne porta in giro la bandiera e comunque, credo, ricorrerà a fornitori italianissimi.
(come diceva Victor da piccolo, Auguri al cuoco!)