Ogni due o tre anni regalo ad alcuni dei miei amici un compact disc con le canzoni migliori dagli album che ho comprato. Sono cd assolutamente artigianali: anzi casarecci, realizzati talvolta con l’aiuto dei miei figli, con una copertina e un booklet di note sui singoli brani.
È una cosa che mi diverte fare, spero che i miei amici gradiscano (ogni tanto ne ho le prove, per esempio quando qualcuno ha ancora il cd nel lettore in macchina a distanza di anni).
In queste compilation non c’è un vero filo comune musicale, perché mi piacciono un sacco di generi diversi (from punk to funk, per dirla con Fatboy Slim). Di solito cerco di evitare i prezzi con troppo tum-tum-tum o troppo punk perché i miei amici spesso hanno gusti più classici (e un po’ retrò: non a caso le nostre feste per ballare si chiamano da anni L’Ospizio – Musica per Vecchi).
Quella che trovate qui è una compilation commentata di pezzi usciti nel 2015, che ho scaricato sul servizio Music di Apple, in ordine piuttosto casuale (non è una classifica insomma). Magari nei prossimi mesi riuscirò a trarne un cd (per i famosi amici più cari). Non tutti i video dei singoli brani sono disponibili.
Ah, la maggior parte degli artisti ha meno di 30 anni. Chissà che ne pensano, di piacere pure a un pubblico di vecchi (che almeno hanno i soldi per comprare i loro dischi).
Enjoy.
Warts < Hinds
È la mia girl-band preferita del momento (insieme alle Nots). Sono spagnole, prima si chiamavano The Deers ma hanno dovuto cambiare nome per un problema legale (c’è un altro gruppo con un nome simile). Fanno garage rock-pop e sembrano ragazzine. Probabilmente un oggetto di desiderio comune per cinquantenni come me. Il mio pezzo preferito è “Warts”, cioè Verruche, e confesso che del testo ho capito poco.
Jasper < Hooton Tennis Club
Anche questo è garage (a me ricordano un po’ i Deerhunter). Anche loro sono ragazzini. L’album (Hightest Point in Cliff Town) è pieno di tracce carucce.
Les Vrais Amis < Gangbé Brass Band
È una band del Benin, e nel 2015 ha tirato fuori un gran bel disco con dentro un sacco di suoni , in cui si mischia afobeat e jazz (e in cui compare anche Femi Kuti, figlio del leggendario musicista nigeriano Fela Kuti).
Unstoppable < Lianne La Havas
Lianne La Havas ha 25 anni. Viene da Londra, è una cantautrice. L’album Blood è bello. La canzone usa la metafora del viaggio spaziale per raccontare, credo, la propria determinazione.
Younger < Seinabo Sei
“There’s a way to catch your dreams without falling asleep” (C’è un modo per acchiappare i tuoi sogni anche senza doverti addormentare”) e “There is a light to all this darkness if only we
Fight against them telling us how we should be” (“C’è una luce per tutto questo buio se solo combattiamo contro coloro che ci dicono come dovremmo essere”) sono le due frasi più belle di questa canzone. Lei è metà svedese e metà gambiana.
28 Thousand Days < Alicia Keys
Alicia Keys è il modello, o uno dei modelli, di Seinabo Sei e Lianne La Havas, e fa sempre delle belle canzoni, come questa, che parla di quanti giorni in media viviamo. “If you had 28 thousand days / Who would you love? Where would you go? / What would you celebrate? / I’m telling you that life’s too short to just throw it away /So have the time of your life, so have the time of your life”.
Queen Of Peace < Florence + The Machine
Tutto il disco è bello e orecchiabile (che per me resta una qualità), uno dei migliori dell’anno trascorso pur se i suoi non sono particolarmente originali, ma sembrano uscire da una galleria di classici rock senza tempo. Non conoscevo il gruppo, lei ha una gran voce.
One Town Club, Real Lies
Hanno un suono molto anni 90, e mi suonano familiari, con il loro electro-pop-dance, anche se i paragoni che ho sentito coi New Order mi sembrano fuori luogo.
La Bestia, Nada
Non sono un tradizionale fan di Nada, anche se mi piacciono diverse sue canzoni. La Bestia è un pezzo punk alla Siouxsie, cantata con una voce da brivido. In un’intervista, Nada ha detto che la bestia è la paura. Il video è fichissimo, e secondo me ha qualcosa a che vedere con questa roba qui.
Junun Brass < Shye Ben Tzur, Jonny Greenwood & The Rajasthan Express
Ormai, l’incontro tra musicisti occidentali e asiatici, indiani soprattutto, non è una novità. Senza andare indietro fino ai Beatles, basti pensare ai Transglobal Underground. Poi c’è il capitolo della dance indo-brit (Panjabi Mc è diventato famoso anche con la sigla di una Peugeot all’inizio degli anni 2000) o gli Asian Dub Foundation etc etc. Greenwood è il chitarrista dei Radiohead, Tzur è un musicista e poeta israeliano, mentre i Rajasthan Express sono un gruppo di musicisti indiani. Questa è la versione a fiati di Junun, brano che dà il titolo atto l’album.
No No No < Beirut
Ho, credo, tutti i loro dischi, dunque posso essere considerato un fan di questo gruppo che gira intorno a Zachary Francis Condon, un altro ragazzino dotato. L’album è una conferma della sua bravura.
El Lamento De La Burra < Romperayo
Ho scoperto questo album grazie a Internazionale (la cui rubrica musicale leggo di solito subito dopo la pagina delle vignette). I Romperayo sono colombiani, fanno un divertene misto di vari generi, tra musica latina, elettronica e groove. Ho già ascoltato e apprezzato pezzi di musicisti a loro legati, come Ricardo Gallo e Onda Tropica. Questo brano è assolutamente ipnotico.
A Little Smile < Joe Jackson
Joe Jackson ha quasi 62 anni, continuo ad ascoltarlo dall’inizio degli anni 80 Credo che questo fenomeno di invecchiare coi propri musicisti preferiti sia piuttosto raro e sia soprattutto una caratteristica (di massa) nata nella metà degli anni 60. La canzone è facile ed orecchiabile, fa parte di un disco “Fast Forward” che è il migliore di questi anni. Mi piacerebbe prima o poi andarlo a vedere in concerto.
Reflexion < Chemical Brothers
Altro gruppo che seguo da anni (dagli anni 90) e che non delude. Ma bisogna amare il genere per apprezzare (no, non è techno).
Magnifique < Ratatat
Album piuttosto complesso e variegato, ci ho messo un po’ di tempo ad apprezzarlo. Il brano è insolitamente lento per i miei gusti abituali, è vero.
Techno Clique < Neon Indian
Alan Palomo non è indiano, al massimo indio. Viene dal Messico, è cresciuto negli Usa e fa dance elettronica (qualcuno dice synth-pop) con il suo gruppo.
Lemonade < Sophie
Questo genere di brani potrebbe piacere ai vostri figli, o alle vostre figlie pre o adolescenti, ma piace anche a me. Vi potrebbe invece innervosire, parecchio. È una pure operazione commerciale, ma interessante. Ogni tanto mi ricorda, non so perché Aphex Twin.
Vai Ser Assim < Instituto
Qui siamo dalle parti della musica brasiliana d’autore, con influssi jazz, afrobeat e techno. Più che un gruppo Instituto è un collettivo composto da un sacco di musicisti, non solo brasiliani. L’album “Violar” è uscito lo scorso anno, ma la sua elaborazione è iniziata nel 2003, leggo.
Warmikuna Yupay Chasqapuni Kasunchik < Luzmila Carpio Meets ZZK
Non è uno scioglilingua ma il titolo della canzone di Luzmila Carpio, una cantante boliviana che canta in quechua, un dialetto locale. È un’attivista per i diritti delle donne, per l’istruzione e l’accesso all’acqua ed è stata ambasciatrice della Bolivia in Francia, quindi non è esattamente una sconosciuta. Questa canzone è stata rimixata daggli argentini dell’etichetta ZZK, che mischia ritmi tradizionali sudamericani, come la cumbia, con l’elettronica.
Soleil Couchant, < The Souljazz Orchestra
Non si direbbe, ma quelli della Souljazz Orchestra sono canadesi, anche se fanno un misto di afrobeat e musica latina.