Dischi volanti, 16 maggio

 

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Dall’11 aprile, l’ultima volta in cui ho avuto modo di parlare di musica, sono parecchie le uscite di album che sono riuscito a seguire e che meritano una segnalazione.

Anche se i giornali ne hanno parlato già parecchio (è stata citata pure da Hillary Clinton in campagna elettorale) e lei è piuttosto famosa, il disco di Beyoncé, Lemonade, è bello e da segnalare, anche per un video da un’ora circa che è uscito insieme (l’ho scaricato, ma non sono riuscito ancora a vederlo).
Nell’album suonano una quantità di altri musicisti noti (tipo Jack White, forse il più noto in Italia), si passa dal R&B al soul al rock e al rap, i testi parlano dell’infedeltà, della forza delle donne e delle donne nere in particolare (il titolo viene da una frase della nonna di Jay-Z, noto produttore e rapper e marito di Beyoncé, sulla capacità di produrre un buon risultato anche partendo da poco), sugli omicidi di neri negli Stati Uniti. Ma anche se non vi interessassero i testi, vale la pena comunque di ascoltare il disco.La mia canzone preferita al momento è la facile “Hold Up“.

Ancora. Crab Day di Cate Le Bon (come Simon, perché le piaceva il cognome, ho letto da qualche parte), suona come un disco fine anni 70. In certi momenti, addirittura, ricorda gli Xtc, in altri gli Stranglers, ma forse faccio confusione. Lei è scozzese, su piazza da un po’, gran bella voce.

Erano anni che non ascoltavo qualcosa di PJ Harvey, ma The Hope Six Demolition Project mi è piaciuto,  merito anche del bel pezzo tirato d’apertura “The Community Of Hope” e sto scoprendo cose a ogni nuovo ascolto. E’ un disco che ha un suono (secondo me) molto americano e retrò, col sassofono presente quasi sempre (anche nell’album di Cate Le Bon di cui parlavo prima c’è, eccome). E’ un disco politico, ispirato agli effetti di un programma urbanistico americano HOPE IV, che finanzia la demolizione di edifici in aree a rischio sociali e che è stato criticato perché, in sostanza, incentiverebbe la cosiddetta gentrification .

Altro disco bello con molti suoni retrò, Human Performance dei Parquet Courts, che mette insieme post punk (tipo in “I Was Just Here“) e chitarre western (“Human Performance”, ma anche “Dust“). Loro sono texani di origine anche se vivono a New York e hanno le spalle un po’ di incisioni low-fi.

Meritano una citazione anche: i Future of the Left con un album cupo che s’intitola The Peace & Truce of Future of The Left.Loro sono gallesi, fanno sostanzialmente noise;
I tedeschi Moderat, col loro album III, un disco di elettronica in parte pop-dance (per esempio in “Running” o in “Finder” che possono piacere ai fan dei Royksopp);
I romeni Fanfare Ciocarlia, che suonano ormai da 20 anni, con un nuovo album di balkan beat che si intitola Onwards To Mars e che è fichissimo da ballare anche se piuttosto sentito, in fondo, nei ritmi (vedi “Mista Lobalosa“). Ma c’è anche una bella versione di I Put A Spell Of You (è una vecchissima canzone, se la sentite la riconoscete, l’hanno cantata anche Nina Simone e Caterina Caselli) interpretata qui da Iulian Canaf, un famoso cantante romeno.

 

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