Sono stato probabilmente pessimista, nei mesi scorsi, sulla capacità di Netflix di aumentare il proprio catalogo. Ma a guardare il sito (e anche siti web non ufficiali come AllFlicks e Netflix Lovers) in realtà si capisce che la library si sta arricchendo, eccome. Sia di produzioni originali che di titoli acquistati da altri (secondo Netflix Lovers attualmente ci sono oltre 1.700 titoli tra film,serie, documentari etc).
Certo, ci sono anche molti titpli vecchi, per esempio la serie Friends, ma in questo modo comunque Netflix offre contenuti anche a chi vuole rivedere certe cose (o chi non le ha proprio viste all’epoca).
Sul fronte del numero degli abbonati in Italia, come al solito, non ci sono indicazioni ufficiali. A gennaio Reuters scriveva 15.000 abbonati, Repubblica parlava di 280.000. Qui si confermava il numero di 280.000, specificando però che dopo il primo mese gratuito gli abbonati “veri” erano 110.000. Piccoli numeri, insomma, al momento. E resta dunque valida in mancanza di altri dati la previsione che Netflix potrebbe cominciare a essere un vero concorrente per Sky o Mediaset non prima del 2017.
Quello che per il momento comunque continua a mancare è la presenza di Netflix sui media pricipali (soprattutto i giornali e i loro siti). Nel senso che critici ed esperti tv, mi pare, non discutono dei contenuti originali del sito. Esistono appunto esperienze come Netflix Lovers, che però sono appunto luoghi di ritrovo di appassionati, non media indipendenti. Insomma, da noi per il momento non capita che si discuta sulla differenza significativa tra serie e film sui supereroi Marvel. O sulla qualità di certe serie (Marseille, in negativo, Better Call Saul o Master of None in positivo). Al massimo si trovano notizie sulle uscite, cioè veline da comunicati stampa.
Probabilmente la ragione principale è che negli Usa Netflix è un fenomeno di massa, in Italia assolutamente no. Però resta curioso che chi si occupa di tv (includo nella categoria generica, da XX secolo, anche lo streaming) non si occupi per niente o quasi di questo tipo di produzioni. Forse manca la percezione che, aldilà delle chiacchiere, è il web (e ancora di più la realtà virtuale) il futuro della tv?
Eppure, basterebbe tenere conto di quanto pubblico raccolgano ormai i cosiddetti youtuber, cioè adolescenti o post-adolescenti in grado di mobilitare migliaia e migliaia di spettatori-fan parlando davanti alla fotocamera di giochi o amenità varie, per immaginarlo.