Necessaria premessa: questo non è un post da analista, ma da elettore, ancora prima che attivista (verde, romano).
- Continuo a ritenere che le sinistre (come le destre, i centri, etc) siano diverse, talvolta componibili, talvolta opposte, talvolta estranee etc. Quindi non capisco bene, lo sforzo di “unire la sinistra”, che è una cosa più simile a un mantra o a un’invocazione religiosa.
- Ciò nonostante, comprendo l’intenzione sentimentale, ma anche pratica (elettorale), di unire le forze tra organizzazioni, partiti, movimenti, gruppi etc etc di sinistra e centrosinistra o ecologiste non-Pd (è la definizione per me più vicina alla realtà), di fronte a un centrodestra che sta provando a riunirsi e a un M5s che ha accentuato i caratteri di forza revanscista di massa.
- Allora questa unità almeno elettorale si faccia sulla base delle cose su cui si è d’accordo nel voler fare se si andasse al governo. Per esempio, ma è solo un esempio, c’è il manifesto di Possibile che per me è una buona base di partenza (anche se il diavolo si nasconde nei dettagli, come è noto). Ma ovviamente non lo decido io. Insomma, si faccia un alleanza per qualcosa. Non contro qualcuno.
- Ovviamente, è opportuno ricordare che nel 2013 ci fu chiesto di votare per un’alleanza (senza Rifondazione comunista e altri, come la lista Ingroia) che doveva governare; è finita invece con la divisione interna e un governo di mini-coalizione Pd-etc-Alfano, dopo che è fallito anche il tentativo di un accordo con il M5s. E nel corso della legislatura la composizione è ulteriormente cambiata, ondeggiando qui e lì, anche a causa del massiccio cambio di casacche dei parlamentari. Quel governo, però, è stato sostenuto fino a oggi anche da Pier Luigi Bersani e dall’Mdp.
- Bisogna anche ricordare che di mezzo c’è stato il referendum costituzionale (anzi, il disgraziato e inutile referendum) del 4 dicembre, che ha segnato la sconfitta di Matteo Renzi dopo la lacerazione ulteriore del centrosinistra-sinistra (o quello che è).
- Ma Renzi è stato riconfermato dalla grande maggioranza dei militanti ed elettori Pd segretario. E siccome il Pd è un partito con un elettorato e un quadro di militanti e dirigenti di centrosinistra (per quello che vuol dire il termine, ma credo ci siamo capiti), bisognerà confrontarsi anche con Renzi. E con il programma del Pd.
- Quindi occorre cercare di mediare (la mediazione è una parte della politica), bisogna evitare veti personali (nonostante lo stato tumultuoso dei rapporti tra una serie di esponenti politici), serve rappresentare le persone e i gruppi sociali a cui si pensa di rivolgersi, si deve organizzare la speranza.
- Si può anche decidere che contano più le differenze che le affinità elettive, certo. E di differenze, volendo, se ne trovano a bizzeffe. Il punto però è se ci si chiude in una scelta identitaria (legittima) oppure si vuole esercitare un’egemonia culturale e politica. E per farlo bisogna avere forza, che non è data solo dal numero di voti, ma certo anche da quanti voti si portano.
- Tutto questo ragionamento può saltare di fronte a uno scenario elettorale confuso, ovviamente. Uno scenario in cui nessuno schieramento è in grado di governare. E allora bisognerà comunque concorrere a trovare una soluzione. Perché in ogni caso il mondo (i processi produttivi, il cambiamento climatico, etc) non si ferma.