Morire talvolta è anche un atto politico

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Non conoscevo Loris Bertocco. Ho scoperto al tempo stesso della sua esistenza difficile e della sua morte liberatoria  questa mattina, grazie al messaggio di un compagno dei Verdi che segnalava la vicenda e il lungo memoriale (che trovate qui, mentre sulla Repubblica c’è solo un estratto).

Bertocco, che è stato aiutato a morire a 58 anni in una clinica in Svizzera, è stato per anni un attivista culturale e un rappresentante dei Verdi in Veneto. Era praticamente paralizzato (dopo essere rimasto vittima di un investimento stradale quando era giovane e cieco. Oltre a questo, era privo di un’assistenza adeguata. Scrive lui stesso che se così non fosse stato, nonostante la malattia, avrebbe vissuto meglio e magari avrebbe rimandato anche il suicidio.

La sua morte è un atto politico.
Per il diritto a morire dignitosamente, che il Parlamento italiano ancora non riconosce (anche chi è contrario all’aborto e all’eutanasia dovrebbe riconoscere il diritto a porre fine alla propria vita, almeno per gli adulti). E anche per il diritto a vivere dignitosamente, assistito.

 

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