
Ai tempi di Novamag, Victor stava per nascere, i miei genitori erano ancora vivi e avevo pubblicato il mio primo romanzo, “No Compromise”.
Sì, ma cos’era Novamag? Giusto. Una rivista online (per caso scoprimmo poi che il supplemento sulle nuove tecnologie del Sole 24 Ore si chiamava Nova). E, a questo link, potete scaricarvi il Pdf di tutto, credo, quello che abbiamo pubblicato.
Novamag era basata, più o meno, sull’idea di una separazione crescente tra mondo on (quello sugli schermi) e mondo off, quello che allora avremmo definito reale. Oggi questa separazione non esiste probabilmente più. All’epoca, nel 2006, il divario cominciava a riempirsi. Si era già sgonfiata la bolla Internet, ma non c’erano ancora davvero i social. C’erano però le piattaforme di blog, e Novamag era nato (nata?) in quell’ambito. Una piattaforma blog chiamata Il Cannocchiale, che a un certo punto fu associata al quotidiano Il Riformista.
Molti, se non tutti, di quelli che hanno scritto su Novamag, che è durata un breve periodo, venivano dal Cannocchiale. Ed è anche questo il motivo per cui a un certo punto la società che aveva dato vita alla piattaforma blog ci mandò a chiamare. Si era accorta che anche molti nostri lettori provenivano da lì, volevano trovare una soluzione per integrare Novamag nel Cannocchiale, o qualcosa del genere.
Ci andammo a parlare io e G (Gianfranco De Simone), brillante com’è sempre ma forse un po’ meno conservatore e cinico di quanto non sia oggi (cattiveria gratuita). Non se ne fece niente, ma fu comunque una piccola soddisfazione, almeno per me.
La redazione di Novamag era online, nel senso che discutevamo sostanzialmente per email. Organizzammo anche una festa in un locale di Roma per alzare qualche soldo (non avevamo pubblicità né abbonamenti, era tutto gratis et amore, per piacere nostro).
Il giorno dopo dichiarai che per me la festa era stata un fallimento (non so neanche io bene perché, ma mi ero un bel po’ stressato nella preparazione dell’evento). La mia uscita fece arrabbiare molti e di fatto chiudemmo baracca, per un po’. Poi riaprimmo e durammo fino al 2010. Questo è l’incipit del mio pezzo di addio:
Tutte le cose prima o poi, come è noto, finiscono. Pare che anche il sole tra 5 miliardi di anni si sarà spento. Novamag si spegne invece dopo tre anni e mezzo. Fine delle trasmissioni, insomma. La spiegazione è semplice: ormai faticavamo a produrre contenuti originali, e dato che Novamag(azine) non è nato come aggregatore, ma per essere una rivista, non avrebbe avuto molto senso continuare.
Però ero circondato da gente che mi voleva bene e mi perdonava anche troppe cose, per cui, quando anni dopo lanciai l’idea di un’altra rivista online, Xpolitix (neanche quella esiste più), diversi accettarono di collaborare.
Mentre Novamag era in sostanza una testata che parlava di web, tecnologia, fumetti, letteratura, musica, tv, Xpolitix era dedicata soprattutto alla politica, più precisamente alla politica pop e pulp. Era una buona idea, ma sarebbe servito un modello di business e un’organizzazione a cui non avevo manco il tempo di pensare. Anche perché assolveva, almeno per me, al compito di compensare quel che non potevo fare, quello di cui non potevo occuparmi e scrivere, per lavoro.
Un pensiero riguardo “Ai tempi di Novamag”