
È curioso che oggi alcuni considerino la bicicletta uno strumento per privilegiati o al massimo utile soltanto nel tempo libero. Eppure, fino a non molti decenni fa, la bici era uno strumento popolare, essenziale, quasi come il cavallo del Far West: un modo per muoversi su distanze medie, in campagna o in città. Oggi lo è ancora in diversi Paesi: non soltanto quelli meno sviluppati, dove il lusso è avere un’auto; anche in società ricche, moderne e organizzate, che ne apprezzano la praticità. Ma la crisi del Covid-19 potrebbe essere un’opportunità di ripartire su due ruote anche da noi.
Nella fase che seguirà la fine dell’emergenza il vero “vaso di coccio” della mobilità, almeno in Italia, sarà il trasporto pubblico – metro, tram, bus, molto meno i taxi – perché le regole di distanziamento ridurranno moltissimo il numero dei viaggiatori ammessi a bordo. Almeno nell’immediato, non sarà possibile aumentare il numero dei mezzi, come ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera la ministra dei Trasporti Paola De Micheli. Dunque, più persone si sposteranno con mezzi privati, anche se il boom del telelavoro di queste settimane mitigherà almeno in parte l’aumento dei veicoli a motore.