
Come si fa a salvarci dalla crisi climatica riuscendo ad adottare soluzioni “sociali”, per rispondere alle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro o di veder peggiorare la propria qualità della vita? O alle aspettative delle popolazioni di quei paesi che hanno sperimentato solo da poco il benessere diffuso che l’Occidente vive invece da parecchio?
Non è una domanda facile, perché le risposte non sono scontate. Ma suggerire soluzioni, che sono prima di tutto politiche, è l’intento di “Le trappole del clima”, un libro scritto a quattro mani da Gianni Silvestrini e Giovanni Battista Zorzoli. Il primo esperto di clima, il secondo di energia; entrambi, con una cultura politica di sinistra.
Non a caso, la premessa del libro, uscito nel periodo dell’emergenza Covid, si ispira a un aforisma che generalmente si attribuisce ad Antonio Gramsci, ma che in realtà è di Romain Rolland, il francese premio Nobel per la letteratura che fu anche attivista antifascista: “il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà”.
Dato per scontato che non bisogna convincere qualcuno che il cambiamento climatico esiste, perché scientificamente dimostrato – e perché lo sanno benissimo anche le compagnie petrolifere, che per anni hanno speso un bel po’ di soldi per confondere le acque, come hanno raccontato diverse inchieste – Silvestrini e Zorzoli spiegano chiaramente che “occorre riconsiderare l’intero modello economico e modificare gli stili di vita”.