
Come molti che hanno studiato storia della filosofia al liceo, ricordo più o meno bene Parmenide (“l’essere è e non può non essere”) e Zenone, quello del paradosso di Achille e della tartaruga, principali esponenti della cosiddetta “scuola eleatica”. Ma c’è voluta una vacanza di pochi giorni nel Cilento, tra Acciaroli e Palinuro, per scoprire che la famosa Elea era qui, ad appena quattro ore di auto da Roma. E che il parco archeologico che la custodisce, riconosciuto anche dall’Unesco, è una perla sconosciuta, frequentata da pochissimi turisti.
Elea, città fondata intorno al 540 avanti Cristo dai greci Focei, fuggiti dalla costa dell’attuale Turchia per sottrarsi all’invasione persiana, divenne Velia in epoca romana. E oggi l’area su cui sorge il parco archeologico appartiene al Comune di Ascea, originariamente arroccato sulle colline ma con un vasto quartiere marino molto frequentato d’estate.
Con la mia famiglia, abbiamo visitato il sito in fine pomeriggio, aggregandoci all’ultimo minuto a un piccolo gruppo di turisti del Nord Italia e approfittando delle spiegazioni di una guida appassionata. Trovare l’ingresso del parco non è stato facilissimo, praticamente nascosto com’è dai piloni della ferrovia, coi pochi cartelli stradali in parte scoloriti.