
Il prossimo 25 dicembre sarà il primo che la mia famiglia festeggerà senza Babbo Natale. La figlia più piccola, 10 anni, ci ha detto pochi giorni fa che il vecchio vestito di rosso, con la barba bianca e la sacca piena di regali, che fabbrica con l’aiuto degli elfi al Polo Nord, non esiste. O meglio, ha capito che Babbo Natale siamo noi, i suoi genitori.
Non è stata una sorpresa, perché qualche tempo prima ci aveva annunciato di aver capito che non esiste nemmeno il Topolino dei Denti, dopo che una zia, maldestramente, l’ha svegliata per lasciare i soldi sotto il cuscino (anche se vuole continuare a ricevere denaro per ogni dente da latte caduto, sia chiaro).
Ovviamente l’abbiamo rassicurata: i regali continueranno ad arrivare a Natale. A maggior ragione perché oggi, il prossimo Natale, tra i timori per la pandemia e i rischi di nuovi lockdown, si annuncia più incerto. Lasceremo anche un bicchiere di latte e i mandarini, come facevamo fino allo scorso anno. E alla Befana si continuerà ad appendere la calza per ricevere dolciumi.
Qualche volta, raramente, abbiamo festeggiato anche il 6 dicembre, San Nicola, che poi sarebbe il “vero Babbo Natale (Santa Claus). Una festa del Nord Europa, che alla nostra famiglia di origine miste non è estranea. Magari, continueremo a festeggiare anche quella ricorrenza.