
Qualche giorno fa, il componente del Comitato Tecnico Scientifico per il Coronavirus del Ministero della Salute Sergio Abrignani, un immunologo, ha paragonato i no-vax a evasori fiscali. Un paragone che sarebbe sensato se la vaccinazione anti-Covid fosse obbligatoria, esattamente come lo è pagare le tasse. Ma così non è: dunque quella di Abrignani resta una battuta infelice, che però i media hanno subito rilanciato.
Il 24 settembre scorso, in Italia, poco più del 77% della popolazione con più di 12 anni risultava vaccinata. Una percentuale molto elevata, che però secondo alcuni esperti non è ancora sufficiente a garantire la cosiddetta “immunità di gregge”. Per alcuni infatti, bisogna arrivare all’80% della popolazione. Parliamo di circa 47,4 milioni di persone, dunque, compresi i minori di 12 anni? Oppure l’80% degli over 12?. Per il momento, non esiste un preciso target governativo. E l’unico strumento a cui ci affida per raggiungere l’immunità collettiva, è quello del Green Pass.
Il Green Pass è nato come passaporto vaccinale per facilitare gli spostamenti nell’Unione Europea. Poi è diventato, in Francia, uno strumento di pressione per indurre le persone restie a vaccinarsi a farlo. Ora l’Italia ne ha esteso l’uso, risultando a quanto pare il Paese con le regole più stringenti in materia (ma un classico italiano è quello delle tante leggi poi non applicate o aggirate). Regole talvolta paradossali, e che suonano anche un po’ classiste: come il Green Pass sui treni ad alta velocità ma non sui frequentatissimi regionali o urbani.
Il vaccino ha prodotto senza dubbio una riduzione significativa dei contagi, dei sintomi, dei ricoveri e dei decessi, anche se bisognerà capire nelle prossime settimane come andranno le cose nelle scuole primarie e medie, e quanto conterà eventualmente la stagionalità sulla diffusione del virus. Il Green Pass ha rappresentato un incentivo alla vaccinazione, almeno nella prima fase, anche se l’effetto pare ora in calo. Ma, soprattutto, è diventato un oggetto di dibattito e scontro ininterrotto sui media e sui social.