Da almeno un paio di giorni. Perché sono piombato nel suo blog cazzeggiando come al solito. Errore. Non è che Anelli di Fumo (o chiunque altro) debba o possa accettare le mie incursioni crasse e scorrette senza reagire, anzi dando per scontato che io sia buono e gentile in cuor mio.
In altre parole, debbo accettare le conseguenze del mio stile provocatorio, del mio populismo di sinistra spinto, insultante e maleducato (ma mia madre si ribellerebbe: lei una buona educazione me l’ha data, sono io che non l’ho messa a profitto).
Se con Jacobs o Nilus posso scherzare di ebbrei, negri e froci sans problème, non è detto è che debba essere così pure per gli altri animatori di questa piattaforma. Me ne rendo conto.
Mi rendo conto, cioè, di non poter dare per scontato che gli altri sappiano che usando questo registro provocatorio volutamente e dandogli anche un senso critico (contro, per esempio, l’ipocrisia degli ex antisemiti ora anti-arabi, o L’atteggiamenteo lavravatamente omofobico di molti di quelli che “io ho amici omosessuali”, però i matrimoni gay” no…)
E mi rendo anche conto che affiggere una svastica con su scritto “questa non è una svastica” etc. etc. provoca magari sconcerto. Si vede cioè il simbolo, non il resto (anche qui, il gioco era sull’ipocrisia).
Considero tale stupore un limite (quasi 30 anni fa i Clash facevano i loro primi concerti con un’enorme svastica sul fondo del palco, ed era pura provocazione). Ma accetto anche la mia parte di responsabilità.
Insomma, sono arrivato nel sito di Anelli, e ho sganciato lì subito una battuta inutile – ma sul momento mi girava così – che per il titolare del blog era omofobica. Sì, certo che lo era. Sennò che gusto ci sarebbe stato?
Solo che la sua rezione ha messo alla fine in luce il coglione insicuro che sono, timoroso di non essere benvoluto. E m’ha perfino turbato il sonno, diobbono.
Dunque, non mi resta che ripetere le scuse.
Ma qusto non significa che Napo farà il bravo, ovviamente.