Il professor Harry, in un dotto intervento che purtroppo colgo solo ora, giudica discutibile la scelta dei distributori italiani di mantenere il titolo originale del kolossal “Troy” con Brad Pitt, attribuendola all’esterofilia italica. Non è così, e mi preme correggere il giovane quantunque esperto collega, che parla di “scimmiottatura”.
Aldilà della constatazione, che è anche di natura politica, sull’affermazione della lingua inglese come medium crescente per il nuovo assetto geopolitico che l’Europa si sta dando – con l’accesso di 10 nuovi paesi e con le difficoltà linguistico-organizzative che ne discendono – quando nel contempo si appuntano forti critiche proprio sul paese che di quella lingua è oggi il principale esportatore, potremmo dire, cioè gli Stati Uniti d’America;
Aldilà del contesto storico-politico, dicevo, va soppesata e dunque non ignorata una motivazione culturale e geografica, direi, nella scelta di mantenere il titolo originale del film, che al collega pare ispirata da bizzarria. No, non lo è.
Come è noto, molte delle società di distribuzione e produzione cinematografica d’Italia hanno sede nella capitale, Roma. Fatto incontestabile, che molti trovano criticabile, ispirandosi alla cultura del federalismo, ma che a nostro avviso incide fortemente sulla scelta di cui stiamo disquisendo.
Torniamo infatti al titolo del film: “Troy”, che in italiano tradurremo d’indugio “Troia”. Per chi vive e opera nella capitale, si abbevera alla sua cultura, ai suoi modi e al suo linguaggio, questa parola, Troia, non suggerisce certo un rimando alla narrativa storica, all’epica omerica, alla storia dall’archeologia. No. Piuttosto il pensiero, spinto dalla malizia tipica della parlata romana, va al lupanare, alla pratica di meretrice, al sordido comercio di corpi (cfr. l’espressione: sei proprio na troja; quella troia de’ tu’ madre; sto gran trojone, etc.).
D’altronde, è lo stesso Harry a cogliere immediatamente la portata ambigua della parola quando intitola il suo post “Troia” riconoscendo di averlo fatto per attirare l’attenzione.
Ecco dunque spiegato il contesto della scelta a cui, a nostro modesto avviso, hanno operato i distributori.