No, non vi ripropongo lo slogan elettorale, ma alcune considerazioni varie sulla candidatura del bravo presentatore ” Piero Marrazzo a presidente del Lazio.
Ho sentito diverse contestazioni sul fatto che Marrazzo sia un volto noto della Rai, piuttosto che un politico. E che la sua candidatura equivalga a una negazione della politica professionale.
Dato che l’uomo è stato candidato da “professionisti della politica”, e non è giunto lì per caso, direi che la contestazione è in parte immotivata. I “professionisti” hanno fatto i loro calcoli.
O i “politici” hanno ritenuto che Marrazzo pesca più voti che un loro consimile, o i vari candidati possibili si sono elisi tra loro, o si sono semplicemente eclissati per paura di affrontare Francesco Storace. Le possibilità sono varie, ma la prima direi che è la più probabile.
Io non preferisco per definizione un anti-politico a un politico, anche se penso che il professionismo politico sia un male più o meno necessario, ma pur sempre un male. Ma non credo neanche che un candidato “politico” sia di per sè meglio di uno “prestato alla politica”.
In quello che scrive oggi Michele Serra su La Repubblica (L’Amaca), per esempio, c’è un errore di fondo. Non è che i “politici” ne sappiano necessariamente tanto su come si scrive un progetto di legge o un altro documento, soprattutto quando approdano per la prima volta in un’aula. Ed è per questo che esistono i “tecnici”, i consulenti, gli esperti, quel personale insomma di cui è fondamentale avvalersi, in politica.
Allora, io non faccio il tifo per Marrazzo in particolare, non lo conosco a sufficienza (anche se so che la trasmissione che conduce gli è valsa una serie di inimicizie nel centrodestra, che considera la difesa dei consumatori come una cosa da comunisti, evidentemente). Ma credo che anche Marrazzo possa avere un’idea di politica e di amministrazione, e possa saper governare.
Il problema è la prevalenza della televisione, il fatto che la tv sia apparentemente la sola realtà dominante? D’accordo, ma questo anche prima di Marrazzo, anche a prescindere dalla sua candidatura. E non andrebbe dimenticato che lo stesso Storace è diventato un personaggio grazie anche al fatto che sia stato presidente della commissione di vigilanza Rai-tv (presidente molto televisivo).
E anche che le elezioni non si vincono o si perdono solo col candidato presidente (certo, aiuta) ma anche, talvolta soprattutto, con la direzione in cui spira il vento. Oggi il vento non tira a favore del centrodestra. E sul voto non incidono soltanto i problemi della Regione Lazio, come è noto, ma atanti altri fattori.
Nel 1996, personaggi di punta della destra come Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno, oggi ministri di punta del governo, persero l’elezione al maggioritario rispettivamente contro Willer Bordon e Paolo Cento (oggettivamentem non parliando di due geni).
Storace non è imbattibile.
E la politica non è semplicemente il volto del candidato, ma anche e soprattutto quel che il candidato e la coalizione dicono, spiegano, promettono, fanno.