Dice il mio amico che vota Mr. B

Dopo avere scritto ieri dell’amico e collega che ha votato Berlusconi alle ultime politiche perché deluso da una sinistra i cui leader secondo lui vogliono solo essere come il Cavaliere, oggi torno sull’argomento perché nel frattempo c’è stato uno scambio di missive.

L’amico infatti si riconosce nella “sindrome dell’idealista” che descrivevo ieri, ma respinge al tempo stesso il discorso sulla necessità di (lo cito) “sporcarsi le mani, venire a compromessi, confrontarsi con la difficoltà del governare et similia”.
“E’ l’armamentario con cui tutti i miei (amici è una parola grossa) diciamo buoni conoscenti che ancora lavorano a vario titolo … (OMISSIS mio) ogni volta cercando di difendere l’indifendibile. E non si rendono conto che nel 93 erano entrati in un modo e oggi sono non dico cambiati, ma proprio hanno modificato la propria mappa genetica”.
“Quel che io trovo profondamente cambiato e oggi inesistente è la motivazione che ti spinge a militare in un partito di sinistra, parliamo dei Ds che è più semplice”.

E infatti io non voglio difendere quel che difendere non si può. Che non è appunto la “compromissione” con il potere, ma l’uso disinvolto di un certo potere, e la trasformazione che esso comporta (gli ex fasci parlano esattamente di questo anche loro, quando si riferiscono alla storia del potere dell’anello che nel Signore degli Anelli bisogna appunto distruggere…).

Ricordo un romanzo di Manuel Vazquez Montalban del 1990, “Galindez”, in cui si racconta di sfuggita anche la costruzione di una generazione di quadri del Partito socialista spagnolo passati dalla resistenza a Franco all’amministrazione allegra (ma anche sicuramente moderna e redistributiva) del potere.
Montalban, che era comunista – e non strettamente ortodosso – sicuramente si indignava, descrivendo i giovanotti giacco-incravattati diventati aitanti executive. Che assomigliano tantissimo a giovani (o ex tali, visto che parlo di miei coetanei) che ho incontrato e che conosco, qui a Roma, negli anni tra il ‘90 e oggi. E che sono amministratori di potere, quanto disinvolti non so.

Potremmo spingerci lontano, con questo discorso. E qualcuno potrebbe pensare che ci sia un pizzico di nostalgia della purezza ideale comunista.
Ma io non credo che se getti alle ortiche il comunismo (o anche il socialismo), il contrapasso immediato sia la corruzione. Non è che se da Ds diventi Pd allora legittimi l’uso criminale del potere. Questa è, in tutta semplicità, una stronzata. Anche perché i comunisti hanno governato per anni in città e regioni, e non è che il potere dell’amministratore regionale sia così piccola cosa. E la “sinistra pigliorista” (quella che piglia, appunto) c’era già pure lì. Come al nord ci sono state le mazzette, al sud c’è stata la sinistra arruolata, o infiltrata, dalla mafia.

Il potere attira. Attira anche a sinistra. Mica tutti, ma attira. E quando oltretutto i tuoi punti di riferimento ideal-ideologici sono diventati ballerini, perché eri comunista (o socialista) e non sai più bene cosa sei, è più facile che alla fine persa la fede – perché spesso di quello parliamo – e scopri all’improvviso i piaceri della carne, diventi più realista del re.
Sì, lo so, sembro Ratzinger, ma non sto facendo un richiamo alla moralità e meno che mai alla trascendenza: è la mancanza di una visione laica e realista della politica produce questo. E’ l’ideologia che produce questo. E’ anche la cultura italiana che produce questo. La cultura del Vaticano, in luogo in cui l’ultraterreno si spinge così in là da farsi terrenissimo.

Torno sulla terra anche io, caro amico. Per dire che capisco e condivido le motivazioni da cui parti. Però, se alla fine continui a votare Berlusconi, la tua non sarà più una provocazione – utile – ma un atto di masochismo. Perché sei tu stesso a dire che Berlusconi fa schifo.

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