A me, la teca di Maier dell’Ara Pacis piace, piace parecchio, e dunque non la abbatterei, come invece il neo sindaco Gianni Alemanno ha annunciato oggi di voler fare, anche se non considera la demolizione una priorità.
Reazioni immediatamente indignate. Perché? La questione è di ordine culturale, si direbbe. Ci sono quelli che considerano utile, in una città, conservare, perché bello o brutto hanno comunque un significato storico-artistico, rappresentano la memoria.
Ci sono coloro che invece vorrebbero demolire il brutto, l’inutile, il disfunzionale, perché una città è un luogo per i viventi, non un cimitero.
Poi ovviamente ci sono le terze posizioni ragionevoli: l’obbrobrio lo abbattiamo, quel che è bruttino no.
Se però siete in fondo dell’idea di abbattere la famosa “Macchina da Scrivere” (che NON è un monumento fascista: fascisti sono i Fori Imperiali, piazza Augusto Imperatore, via della Conciliazione, per dire) non ve la pigliate con Alemanno, la sua non è lesa maestà. E’ una posizione assolutamente rispettabile.
Io preferirei abbattere un bel po’ di periferia anni 50-60 (per esempio, le case Armellini a Ostia, luogo che conosco bene), la Sopraelevata, ma non mi metto a gridare all’iconoclastia.
Se fossi in Alemanno, però, farei un referendum. Magari però i suoi elettori, una volta spiegatogli che bisognerebbe spendere per la rimozione e poi per risistemare l’area, magari ci pensano due volte.