Prima e dopo il primo turno delle elezioni amministrative Beppe Grillo, leader – anche se lui dice di no – e animatore del Movimento 5 Stelle è stato oggetto di una campagna di critiche e di attacchi dal centrosinistra e dalla stampa antiberlusconiana.
Giorni fa “L’Espresso” gli ha dedicato un servizio per mostrare le sue “contraddizioni”, anche se l’operazione non è granché riuscita, perché nel calderone di accuse il settimanale ha inserito anche aspetti assolutamente marginali. Anni fa per esempio Grillo era contro l’uso dei computer, quasi animato da una furia luddista, mentre oggi utilizza il suo blog come potente mezzo di mobilitazione.
E allora? Capita per fortuna di cambiare opinione e di lasciarsi contagiare dalle idee nuove. Se dovessi criticare il blog di Grillo, mi soffermerei invece sul fatto che è insieme una vetrina commerciale dell’attore, che vende insieme politica e mestiere…
E’ chiaro che i partiti di sinistra e centrosinistra e ambientalisti e giustizialisti temano che Grillo gli porti via voti. E del resto nel 2010 il centrosinistra accusò i grillini di avergli fatto perdere il governo del Piemonte.
Giorni fa, ironicamente, Grillo ribaltava l’accusa: sono loro che hanno fatto perdere voti a noi, alle amministrative.
L’accusa principale a Grillo è quella di essere “antipolitico”, mentre forse più correttamente andrebbe indicato come “antipartitico” o, come direbbero i radicali, “antipartitocratico”.
C’è una connotazione populista in Grillo, come del resto c’è in Di Pietro, il che però non ha impedito a un certo elettorato di sinistra critico verso il “moderatismo etico” del Pd di votare Italia dei Valori. Salvo poi mandare in parlamento persone come Scilipoti.
E’ anche vero che lo stesso Grillo ha recentemente paragonato il Cinque Stelle alla “Lega degli inizi” e che nei commenti del suo blog si trova un po’ di tutto, in una sorta di gran calderone di persone di sinistra, di destra, di centro, anti-politici, iperpoliticizzati e così via.
Il punto però resta uno: cosa dice Grillo?
Una delle questioni principali del suo discorso è: destra e sinistra non esistono più, sono morte, Pd e Pdl sono la stessa roba. E’ una critica che, banalizzando, si può attribuire ai qualunquisti, a quelli “i cazzi cambiano ma i culi so’ sempre gli stessi”.
Però, da un punto di vista di “modello di sviluppo”, il modello di Pd e Pdl sono così diversi? In comune hanno il discorso della crescita della ricchezza, e la ricchezza è quella del Pil. Anche se poi per gli uni e per gli altri va ripartita in maniera diversa, la ricchezza, ovviamente.
Se poi si discute del finanziamento pubblico, della gestione della Rai e delle aziende pubbliche e della publica amministrazione, del sistema elettorale, degli armamenti, delle grandi opere, della politica internazionale basata sulla preminenza di organismo come Fmi, Banca Mondiale, G8 etc etc etc, le differenze tra centrodestra e centrosinistra si fanno un po’ meno certe.
C’è poi la questione Silvio Berlusconi, questo macigno che pesa da oltre 15 anni sulla politica italiana, e che potrebbe essere rimosso però dopo i prossimi ballottaggi.
Una delle accuse a Grillo è infatti quella di “fare il gioco” di Berlusconi. O di fare l’estremista infantile (è quello che ha detto Bersani a Grillo dopo il voto: “Bisogna sapere cosa si fa da grandi”, con una vaga e lontanissima citazione del Lenin dello “estremismo malattia infantile del comunismo”.
Grillo, ai tempi in cui non faceva il polemista, non è mai andato sulle reti Fininvest, quelle di Berlusconi. E dalla Rai, a metà degli anni 80, è stato cacciato per le battute sui socialisti, quelli che sostenvano Berlusconi. E nel 2006 è stato anche prosciolto dall’accusa di diffamazione nel processo che gli aveva intentato Mediaset. (non va neanche più in tv da quando sulla scena italiana è entrato Rupert Murdoch, che il Pd difende come un paladino della democrazia tv ma che altrove è uno squalo dei media, alleato dei conservatori).
L’altro giorno, quando l’ho intervistato cercando di fargli dire qualcosa sul Nano (come chiama abitualmente Berlusconi), si è mezzo incazzato e poi mi ha risposto: “Berlusconi è il passato, non mi interessa”.
Cercare di killerare Grillo in quanto concorrente, gettando discredito sulla sua figura, non è un’idea molto nobile e soprattutto rischia di non essere produttiva, perché potrebbe farne sempre di più il “paladino” di un certo numero di cittadini ed elettori “stufi del sistema” e convinti che le forze politiche più o meno tradizionali e partitiche non siano in grado di cambiare le cose.
Cercare di rabbonire Grillo o addirittura cercare di farne il nuovo leader, magari in chiave ambientalista-giustizialista, è un’idea destinatata a fallire, perché anch’esso rischia di apparire come il tentativo di “disarmare” politicamente un movimento e perché comunque Grillo è oggi in grado di aumentare consensi e voti.
L’unica possibilità è invece quella di dialogare con Grillo, che non è solo Grillo (né solo la Casaleggio & Associati, la società che gestisce il blog e le pubbbliche relazioni) ma è comunque anche chi partecipa al Movimento 5 Stelle, chi lo vota, chi lo segue, cercando i punti in comune. E una battaglia da fare, potrebbe essere quella del referendum sull’abolizione (purtroppo ennesima) dei finanziamenti pubblici ai partiti.
Battaglia che il qualcuno di certo non farà, anzi, che ostacolerà, raccontando che Berlusconi ha i soldi, le tv, etc, e dunque bisogna avere i soldi per combatterlo: mentre invece i partiti si possono sostenere dando loro strumenti e non per forza “contributi finanziari”, o comunque contributi volontari.
Dialogare con Grillo, coi grillini o come vorranno essere chiamati non vuole dire certo dire sì a tutto. Significa anche esprimere critiche su quello che non si condivide, e perché. Che comunque è infinitamente meglio di sbattere la porta in faccia con l’accusa di “antipolitica”.
Lo stesso Grillo, nell’intervista, ha spiegato che il movimento non ha ancora una “anima politica”, e che semmai la sta cercando. Forse sarebbe il caso di aiutarla.
Un pensiero riguardo “Demonizzare Grillo”