A #salvaiciclisti c’eravamo: Charlotte con Lola sul seggiolino, Zoe con tanto di macchina fotografica, io con lo zainetto (Victor invece aveva preferito il pomeriggio da un’amichetta). Ma è stata una mezza delusione, francamente.
In migliaia di persone, accalcate sui Fori Imperiali, siamo riusciti soprattutto a dare vita al più grande ingorgo ciclistico nella storia della Capitale. Se ci fosse stato un movimento di panico, sarebbe stato pericolosissimo, con tutta quella gente bloccata tra una due ruote e l’altra, e i turisti a zig-zagare.
Colpa della Questura, che ha autorizzato una manifestazione statica, certamente. Colpa del sindaco Aledanno, che pur essendo uno dei firmatari della proposta non l’ha ha sostenuta poi nella pratica (però i vigili urbani in bici con pedalata assistita hanno fatto la loro bella figura). Colpa anche nostra, perché forse bisognerebbe ogni tanto disobbedire a ordini scemi.
Ho sempre trovato fastidiosa la retorica biciclettara del Critical Mass, i cui aderenti spesso se la prendevano fisicamente con gli automobilisti e le auto piuttosto che con la cultura dell’autocircolazione, che è figlia di un sistema economico, prima di tutto. E non credo che si vinca la battaglia per la mobilità in bici attaccando chi va in auto.
Però forse sabato occorreva un po’ più di coraggio, considerato anche che a Londra, dove si svolgeva in contemporanea la Cities Fit For Cycling, la gente ha manifestato pedalando sotto la pioggia e con un bel po’ di gradi in meno.