Non so chi ieri abbia guardato dal vivo il primo discorso di François Hollande da presidente , pronunciato da Tulle, cittadina della Francia centrale un po’ noiosa – ci dicono i parenti francesi – di cui il leader socialista è stato primo cittadino, ma l’impressione era davvero quella di ascoltare il sindaco di Francia.
Alla fine Hollande è riuscito pure a dire che in fondo la piazza dove teneva il comizio, era stata ristrutturatra anche grazie a lui e che era “bella”. Il riflesso da sindaco, appunto. Come la promessa di tornare, come una specie di “Onorevole Peppone”.
In fondo la carriera di Hollande è questa, dalla militanza di base all’Eliseo passando attraverso tutti i gradi della politica amministrativa. Non una personalità carismatica, non un grande oratore, ma in fondo anche questo sta nelle cose.
Tra uno sbadiglio e l’altro di Charlotte, che pure l’ha votato, ho apprezzato il fatto che dica “miei cari concittadini” e non “compatrioti”, e che chieda di voler essere giudicato sulla base di quel che avrà fatto per “la giustizia” e “i giovani”. Almeno quello dei giovani, da noi è un tema che non passa molto. Certo, sono parole, vediamo cosa succederà.
Ho visto anche Sarkozy – sempre in diretta su France 24, canale che fino alle 20 ha fatto finta di non sapere che fossero già usciti gli exit poll col risultato – gran discorso, bei toni. Però, quel “miei cari compatrioti”, quella retorica da “Francia Forte” è francamente insopportabile. Come, e forse di più, l’accenno al fatto che ora torna a essere un “francese come gli altri”.
Sia Hollande che Sarkozy, comunque sono insopportabilmente francesi (e questo mi tocca dirlo pure con la famiglia italo-francese che mi ritrovo), con questa retorica della Francia nell’Europa e nel mondo, declinata in versione di centrosinistra o centrodestra, socialdemocratica o liberale, ma la sostanza è quella.
Ultima nota, emotiva. Zoe era contenta per la vittoria di Hollande, ma quando ha sentito in diretta il discorso triste di Sarkozy, il perdente, non ha potuto fare a meno di dispiacersi per “le petit Nicolas”…
Tulle è meno noiosa di tanti cittadine italiani: ci sono molti associazioni, un sacco d’eventi culturali (c’è per esempio un festival di documentari molto interessante), sono stato invitato ad un incontro lettarario molto bello nel luglio scorso. Sono d’accordo con te: i francesi sono molto autocentrati, ma forse un pò meno dagli italiani, se è permesso dirlo da uno che odia tutte le espressioni campaniniliste, e odia ancora di più il patriotismo (e ama profondamente l’Italia dovè, comme lo sai, vive una parte dell’anno. Basta leggere i giornali italiani (tranne, forse Il Manifesto): 15 pagini sulle cazzate dei vostri politicanti, 3 sul resto del Mondo.
Quanto a Sarkozy, mi pare che non ti sei accorto di tutte le controriforme thatcheriane sempre più in favore dei ricchi che ha fatto, e quale campagna schifosa ha fatto, sempre più razzista e xenofoba: sennò avresti soltanto brindato alla sua sconfita, come ho fatto io. La sua volgarità, la sua arroganza, i strapoteri che si è attribuiti, tutto questo spiega la sua sconfitta, non la personalità di Hollande.
Serge, non mi sono spiegato bene. Chiaro che brindo alla caduta di Sarkozy. Ed è anche normale che in questo caso ha contato, come è normalissimo, più il giudizio negativo su di lui che quello positivo su Hollande. Mi riferivo alla retorica, all’oratoria dello sconfitto. Stop. Per il resto, lo trovo detestabile. E di certo meno simpatico di Berlusconi.
Però capisco anche che Zoe si sia commossa per il perdente. Da queste parti siamo sempre vicini a chi soffre 🙂