Tolkien, i fasci e qualche equivoco (scritto nel 2001)

Ho ritrovato questo pezzo che scrissi per Reuters 11 anni fa, prima dell’uscita del film di Peter Jackson. Una versione inglese ridotta finì anche sull’Herald Tribune.

ROMA (Reuters) – Venerdì prossimo esce anche in Italia “Il Signore degli anelli – La compagnia
dell’anello”, l’atteso film di Peter Jackson tratto dal libro di J.R.R. Tolkien, considerato quasi ovunque un  classico della letteratura ma che in Italia, fin dalla sua apparizione, è stato considerato un caposaldo culturale della destra neofascista.
    

NEL MONDO UN CLASSICO, IN ITALIA “DI DESTRA”
    “E’ così solo in Italia, in nessun altro paese al mondo c’è una simile lettura di Tolkien”, dice a Reuters Valerio Evangelisti, il più importante scrittore italiano di fantastico, noto anche all’estero per la sua serie dedicata all’inquisitore Eymerich.
    Un’etichetta che il libro di John Tolkien (1892-1973), filologo e critico letterario prima di divenire lui
stesso scrittore, si guadagnò negli anni settanta, periodo di duro scontro – anche fisico – tra militanti
neofascisti e di sinistra. La trilogia, scritta tra il 1953 e il 1955, fu fatta conoscere in Italia da critici e
studiosi di destra come Alfredo Cattabiani e Gianfranco De Turris, e pubblicata da un editore considerato di destra, Edilio Rusconi.
    “Non è stata la sinistra a impostare questo tipo di lettura dell’opera di Tolkien – dice ancora Evangelisti, storico di formazione – In Italia è stato tradotto da un critico fascista, Alfredo Cattabiani, pubblicato da un editore di destra, Rusconi, e lanciato da uno studioso fascista, Gianfranco De Turris”.
    Per Stenio Solinas, inettuale della cosiddetta “nuova destra” e capo dei servizi culturali del “Giornale Nuovo”, quello con la destra dell’Msi “era un legame nato negli anni 70, perché attorno agli Hobbit venne costruito, soprattutto da parte di Marco Tarchi (che, oggi docente universitario, ha preso le distanze dalla destra, ndr) in percorso alternativo per i militanti di destra”.

    QUANDO HOBBIT FACEVA RIMA CON MSI
    “Facendo una battuta, si potrebbe dire che va andrebbe ringraziata la destra, se il libro è stato letto in Italia”, dice a Reuters Paolo Paron, studioso di Tolkien, che nella sua veste di presidente della società Tolkeniana italia – associazione fondata nel 1992 – ha collaborato con la Medusa film al doppiaggio in italiano e alla dizione dei nomi del film di Jackson (il primo di una trilogia cinematografica i cui prossimi episodi vedremo ancora apparire, in Italia, nel 2003 e 2004).
    L’opera tolkeniana ebbe un uso anche più diretto in politica: ad esempio, i corsi di formazione estiva dei giovani del Movimento sociale italiano vennero chiamati “campi Hobbit” dal nome del popolo cui appartiene Frodo, protagonista del Signore degli Anelli.
    “Credo che ci sia stata un’avversione per Tolkien quando è venuto fuori che c’erano questi campi Hobbit paramilitari per poco simpatici giovani fascisti”, afferma Goffredo Fofi, noto critico letterario, con un passato di militante di sinistra. “All’inizio però non era così. Allora, c’erano molti miei amici di sinistra che l’avevano letto”.
    “I campi Hobbit erano campi culturali, non paramilitari”, ribatte Paron, che si dice, come è il caso del resto come molti “tolkeniani” italiani come De Turris o Alfredo Morganti, appassionato di Julius Evola — filosofo italiano “spiritualista” e cultore dell’esoterismo, antisemita e legato al fascismo. Per Paron, comunque quella lettura di Tolkien pariva da una visione non politica, ma storico-tradizionale, dal recupero delle tradizioni popolari”.

    “DIFENDIAMO LA MEMORIA DI TOLKIEN”, GRIDANO I FAN ITALIANI
    Ma la fama negativa che accompagna libro, nonostante il grande seguito di lettori ed estimatori in Italia, sembra non essere tramontata neanche molti anni dopo: in occasione dell’uscita del film a Cannes, la giornalista Natalia Aspesi, firma prestigiosa di Repubblica, dove spazia dal cinema alla “posta del cuore”, definiva The Lord of the Rings “famosa saga fantasy, un po’ naziskin, scritta dal filologo inglese J.R. Talkien (sic) che, data la sua passione per la mitologia celtica, entrerà certamente nelle scuole formigonbossiane della Lombardia come testo base di storia patria”.
    La prossima uscita del film ha dunque spinto alcuni lettori e fan – guidati dai giovani critici
cinematografici di Caltanet.it, portale Internet dell’editore del Messaggero e del Mattino – a chiedere di
“difendere la memoria di Tolkien” e di “riabilitare” le sue opere, lanciando una campagna sul web.
    “La sinistra ha bollato Tolkien come una cosa di destra, come la musica disco, gli stivali ‘squadreros’ o Lucio Battisti – dice a Reuters Francesco Alò, uno dei responsabili della rubrica cinematografica di Caltanet, cultore dello scrittore inglese Ma per me, che sono di sinistra, è di sinistra la distruzione dell’Anello del potere, l’aspetto multirazziale – hobbit, elfi, uomini e nani uniti contro il Male – e altri elementi presenti nel Signore degli Anelli… è il momento di smetterla con queste etichette. Si riabilitano i futuristi italiani, che erano fascisti, perché non Tolkien che era un conservatore, ma antinazista?”.

    PIU’ CHE DI DESTRA, NOIOSO
    Ma il dibattito sullo “sdoganamento” dell’autore del Signore degli Anelli (e di Lo Hobbit, che è del 1936, o del Sillmarillion) non sembra destare grande interesse tra scrittori e intellettuali, di sinistra e non, a cui fanno appello i Tolkien-fan.
    Uno scrittore comico e fantastico molto letto in Italia come Stefano Benni dice di The Lord of the Rings: “Non l’ho letto tutto, l’ho lasciato a metà, non è piaciuto né a me né a mio figlio… Una volta capita la chiave iniziale, è noioso”.
    Ma vale la pena di definire ancora Tolkien di destra? ” Non è né di destra né di sinistra, dipende dal
significato che gli si vuole dare”, aggiunge Benni.
    E se un autore importante come Alessandro Baricco fa sapere dalla sua assistente di non aver letto il libro di Tolkien, lo scrittore e commentatore di Repubblica Michele Serra dice di non sentirsi “abbastanza ferrato per esprimere un parere… L’ho letto molti anni fa, il dibattito richiede una preparazione che in questo momento non ho”.
    ” L’ho letto molti anni fa e l’ho trovatoGoffredo Fofi,  noioso – risponde Goffredo Fofi – E’ il genere, che non mi attira.
Credo che Tolkien sia al di sopra delle parti. Non è una letteratura molto impegnata nella storia. La fuga dalla storia è di destra, nel senso che è evasiva, propone modelli irreali e inimitabili”.
    Simile il commento di Solinas: “L’ho soltanto scorso, conosco nelle grandi linee tutta la saga. Dalla
fantasy alla fantascienza queste letture non mi hanno mai appassionato. Non mi piace tutto quello che non è reale”.
    In ogni caso, “la cultura egemone della sinistra perse una battuta, su Il signore degli Anelli, equivocò sul significato dell’opera, preferì l’ostracismo culturale”, dice ancora il giornalista.
    “Non si rende giustizia all’autore definendolo di destra”, commenta Agostino Lombardo, uno dei principali studiosi italiani di letteratura inglese e apprezzato traduttore di Shakespeare, che di tanto in tanto scrive per “L’Unità”. Lombardo riconosce che “Il Signore degli anelli non è il tipo di libro che oggettivamente ami”, anche se “Tolkien è uno scrittore importante, un critico importante”.
    “E’ un falso problema”, quello politico, spiega a sua volta il “tolkeniano” Paron. “Sinceramente non sento nessun tipo di problema, dal punto di vista politico, pur partecipando a tante discussioni su Tolkien in giro per l’Italia”.
    “Credo che il successo del film procuri al libro un pubblico ancora più vasto di quello che ha – dice
Valerio Evangelisti – e spero che avendo nuovi lettori, queste forzature interpretative cadranno. La maggior parte dei lettori non si è mai neanche posta il problema”.
    “Se il film è bello, se corrisponde ai valori artistici del libro, dovrebbe fargli superare questi limiti
dell’ideologia. In altri paesi sono più pragmatici, rispetto ai prodotti della fantasia, noi tendiamo a
ideologizzare”, conclude il professor Lombardo.

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