Ieri sera, e anche l’altra sera, Zoe (8 anni) e Victor (6 anni) m’hanno chiesto di continuare a leggergli Il Giornalino di Gian Burrasca, che io avevo letto, se non ricordo male, verso i 10 anni.
Deve piacergli, Giamburrasca, visto che Charlotte s’era offerta di leggere qualche storia di J’aime Lire, una rivista francese per bambini (con audiolibro allegato) che amano, e che di solito alternaniamo nelle letture pre-nanna a testi in italiano.
Eppure, rileggendolo, mi sono reso conto di come il romanzo di Vamba, pur se divertente, sia apparentemente difficile per un bambino di oggi.
E’ stato scritto più di 100 anni fa, con un linguaggio piuttosto diverso, arcaico, periodi lunghi ricchi di subordinate, rimandi colti o anche solo differenti (per esempio, dopo essersi ritrovato sudicio di carbone per via del viaggio sulla garetta di un treno, a cui mancava un finestrino, Giannino si paragona a un abissino tanto è nero).
Ma nonostante tutto, ai bimbi le avventure di Giannino piacciono (comincio anzi a temere che per Victor siano una fonte di ispirazione…), e vorrebbero che leggessi più pagine a sera.
A occhio e croce, Gian Burrasca riscuote più successo di Sandokan – che avevo iniziato a leggere ai bimbi quasi un anno fa, e che è ancora più arcaico del libro di Vamba. Nel loro gradimento, direi che è sullo stesso livello dei libri di Dahl, che fin qui hanno adorato, e anche di Pippi Calzelunghe. Ma gli piace anche un’altra mia lettura di bambino, Rodari. Anche se non tutti i suoi libri sono accessibili a Victor, per esempio, che non ha ancora imparato a leggere e a scrivere (ha appena iniziato la prima elementare e non padroneggia ovviamente i giochi di parole roddariani).
[Un anno fa ho provato anche con Tom Bombadil di Tolkien, ma era veramente troppo presto]
La mia impressione, comunque, è che i miei figli abbiano una scelta potenziale di letture molto più vasta delle mia (sono nato nel 1965), senza considerare ovviamente il loro bilinguismo. Intendo dire che molte delle mie letture d’infanzia erano dei classici da decenni, mentre loro – soprattutto Zoe, che legge, anche se ancora poco da sola – hanno approfittato di quella che mi pare un’esplosione recente di narrativa per bambini, a partire dalla serie infinita dei Geronimo Stilton e dei libri che sono traduzioni cartacee di serie tv (come Ben Ten), ma anche in generale di una quantità di testi e autori che non ricordo affatto ai miei tempi.
Ovviamente, non discuto della qualità di questi libri, non sostengo che le mie letture di bambino fossero meglio di queste. Mi limito a osservare un fatto, che forse è legato anche all’esplosione di un mercato, centrato sulla figura del consumatore-bambino, che riesce a orientare la spesa familiare, anche per i libri.