Il partito della qualità della vita (che poi sarebbero i Verdi)

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Quando sento parlare di qualità della vita, di diritto alla salute, di lotta alla povertà sociale, di energia dal sole, di cultura del riuso, di un pianeta vivibile per i nostri figli, nipoti e per le generazioni future, non mi chiedo, francamente, se siano questioni di destra o di sinistra. M’interessa soprattutto il come, come fare per realizzare obiettivi e andare avanti.

Se i Verdi vogliono darsi un futuro, dopo anni di stentata sopravvivenza con percentuali da prefisso telefonico o quasi, l’unica possibilità che hanno, secondo me, è questa: non rinchiudersi nello steccato delle etichette ma parlare con tutti i cittadini e cercare i consensi – e i voti – là dove sono.

Mentre in molti paesi, europei e non, verdi ed ecologisti crescono in voti il Sole-che-ride italiano è iper-minoritario e vittima di scherni . Prima, i verdi italiani sono rimasti piccoli, oscillando tra la posizione di ruota di scorta del centrosinistra e orticello della cosiddetta “sinistra radicale”. Si sono “mangiati” uno dopo l’altro i propri leader, ma senza “digerirli”, senza riuscire a far fruttare le esperienze, insomma.

Ripensare l’ecologismo politico e cercare una base il più possibile ampia, riconoscendo il precedente fallimento, è l’unica strada per uscirne, è un atto di necessario coraggio. Nel senso che o il movimento ecologista lo fa oppure in Italia ha chiuso i giochi, delegando definitivamente la questione ambientale alle minoranze dei vari partiti e partitini, di destra o di sinistra. o al calderone del Movimento Cinque Stelle, che insieme al magma di questioni che pone (e oggi, soprattutto, una sorta di revanscismo piccoloborghese), mescola anche l’ambientalismo.

Per essere chiari, il punto non è quello di fare la sinistra che si traveste da destra o da centro, o cercare di allargare lo spettro delle alleanze, ma di essere capaci di convincere la gran parte dell’opinione pubblica.

Se parliamo di inquinamento atmosferico nelle città, sappiamo che i polmoni ce li hanno tutti, non sono di destra o di sinistra. Se parliamo di monnezza, oggi, scopriamo invece che gli inceneritori sono di destra e di sinistra.

Il movimento ecologista deve essere capace di praticare ideali e interessi, perché, appunto, la qualità della vita è un interesse di tutti.

Infine. L’ipotetica mancanza di un capo ecologista in Italia non è necessariamente una sfortuna, anzi. Soprattutto, il fatto che non ci sia un leader non significa mancanza di leadership. Un movimento politico dovrebbe basare la propria forza proprio sulla presenza di una direzione (dove si va?) condivisa. Non su un capetto.

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