Sono ormai 15 anni che ho scoperto Amparanoia, pseudo della spagnola Amparo Sanchez e nome ufficiale del gruppo che guidava. Erano i tempi dell’inno zapatista di Somos Viento, e di uno stile che fondeva ska, pop spagnolo, ritmi sudamericani, patchanka. E la strada di Amparanoia aveva incrociato quella di Manu Chao, uscito dai Mano Negra per seminare musica un po’ ovunque (dai Noir Desir in Francia ad Amadou e Miriam in Mali).
Dopo il 2008, segnato da un bell’album dal vivo coi suoi migliori pezzi, l’ho persa di vista. Ora l’ho ritrovata quasi per caso, scoprendo che Amparo sachez è tornata a incidere col suo nome ben tre dischi, l’ultimo dei quali, Espiritu Del Sol, a fine 2014. Un album che contiene molti spunti: la musica è cambiata, c’è molto Messico, anche un po’ country (almeno nei primi pezzi), c’è molto Sudamerica, c’è meno politica (e talvolta, per quel che capisco lo spagnolo, un po’ di new age). Un bel disco, che sto riascoltando.
Altre cose da ascoltare.
Sono due, sono francesi, fanno musica dance-elettronica un po’ retrò, con citazione di heavy metal, usano diversi campionamenti, e no, non sono i Daft Punk. Sono i Justice, ex remixatori, che hanno pubblicato da poco un nuovo album, Woman. Bello. Soprattutto, a parere mio, la traccia Randy.
Saba è un rapper dell’ultima generazione Usa, vicino a gente come Chance The Rapper (del cui disco ho già parlato). Il suo album si intitola Bucket List Project, ed è musicalmente molto vario (si va dal jazz al soul-funk ai ritmi più hip-hop).
Ultimo ma non ultimo, il disco dei Baustelle, di cui si parla molto in questi giorni, L’amore e la violenza. Brevemente: sì, suona un po’ alla Battiato (i testi di Battiato mi hanno sempre fatto ridere: mi ricordano un esotismo alla Salgari) , e sì, i testi sembrano spesso scoclusionati (lo ammettono loro stessi in Basso e batteria: Ti ha lasciato un figlio, Foster Wallace, tre maglioni / E queste cazzo di parole senza senso dentro le canzoni); e sì, continuo ad amare soprattutto l’album Amen; ma questo disco si fa sentire.